Nata Trieste. Foto: è ancora sulla mia patente però scattata anni fa allo studio Peiré di Genova. Una foto-tessera per evitare le "segnaletiche" delle macchinette automatiche. Me la scattò il fotografo Leoni (fotoreporter, presente per caso allo studio) che ha lasciato il suo Archivio alla Città di Genova. Gli sono grata per un'immagine che sento mia, pur se non più rispondente ad una nonna.
Studi. Maturità al Liceo classico D'Oria di Genova, sposa a 21 anni durante il terzo anno d'Università in Lettere classiche. Laurea a giugno del quarto anno, 110 e lode, medaglia d'argento e "proposta di richiesta del diritto di pubblicazione della tesi" sull'aristeia omerica e virgiliana da parte del relatore, l'insigne grecista veneziano Enrico Turolla, se mi fossi fermata all'Università per migliorare il capitolo riguardante la Camilla virgiliana. Guerriera che - secondo lui - mi somigliava benché non l'avessi capita. Declinai ritenendo l'Università del tempo vecchia e polverosa mentre ero assetata d'umanità della gente per dar voce ai problemi, cosa fatta con il giornalismo.
Vita familiare: tre figli, Ida, Cesare, Edgardo. Laureati, la prima in economia, gli altri due in ingegneria elettrica. Ora sei nipoti: Maria di anni dieci, Annalisa nata quattro giiorni dopo in Inghilterra, Stefano di nove anni, Michele di sei, Massimo di cinque, un mese più di Lidia (l'ultima). Il mio matrimonio dura da 50 anni, compiuti il 4 aprile 2014
Un anno di insegnamento (1972/73) al Liceo D'Oria dopo le tre abilitazione (conseguite tra la nascita di un figlio e l'altro) per fruire della legge che immetteva in ruolo prima dei corsi abilitanti ma, pur avendo avuto la qualifica di ottimo, non totalizzai il secondo anno che occorreva a tal fine.
Arnolfo Galli, vicepreside del D'Oria, voleva facessi ricorso per il posto al D'Oria in quanto assegnato ad una professoressa che si conteggiava un punteggio falso. Non avendo io voluto, mi inviò quella che considero la più bella lettera ricevuta e la allego in fondo a questa pagina.
Ancora studi: Diploma con il massimo dei voti alla Scuola Superiore delle Comunicazioni Sociali (SSCS) dell'Università Cattolica di Milano cui come per tutti i migliori laureati in Italia ero stata invitata ad iscrivermi dopo la laurea quando la scuola nasceva fondata da Gianfranco Bianchi e Mario Apollonio. Potei farlo solo più vecchia diplomandomi a quarant'anni (sempre alla prima sessione utile), con tesi sul "Cittadino in cent'anni di storia", relatore lo storico e giornalista Gianfranco Bianchi, anno accademico 1982/83;
- Diploma, sempre con il massimo dei voti, alla Scuola di specializzazione in giornalismo (sempre Università Cattolica), tesi sul "Settimanale cattolico" diocesano di Genova per i "Vent'anni", relatore Gianfranco Garancini, anno accademico 1993/94 (una compagna di corso, una certa Schiavo, dribblandomi nella fila in attesa dell'assegnazione tesi, entrò prima di me e mi soffiò quella su La Voce che allora nasceva. Sarebbe stato diverso il mio destino di giornalista? Ora a quella compagna non permetterei di dribblarmi...
Giornalismo: trent'anni dal primo articolo sul "Giornale" (gennaio 1983), pubblicista dall'85 nominata d'ufficio dall'Ordine (avendo maturato i requisiti) in quanto il caporedattore mi faceva aspettare la firma di Montanelli che come disse Andrea Valdemi in tanti anni nell'Ordine avevano visto solo due volte per un pubblicista.
In realtà il mio primo articolo fu pubblicato nel 1978 su La Trebbia a fianco delle parole del Vescovo (direttore il giovane don Guido Migliavacca che ora è il più anziano direttore di Settimanali cattolici), scritto per un giovane carabiniere del Sud Michele Casadibari annegato nel fiume. Articolo mandato anonimo tramite un mio figlio bambino.
Ho lavorato per "Il Giornale", "Corriere Mercantile", "Il Giorno" (pagine cultura), il "Settimanale cattolico" diocesano di Genova (per 21 anni fino al 2008).
Ho conseguito il premio UCSI Liguria per il Giubileo 2000 (articolo su S. Colombano comparso sul "Giorno" e gratifica di un milione di lire che come il signor Bonaventura mi rese "ricca ormai da far paura").
Scritti. Tra il '77 e l'82 prima d'iscrivermi all'Università Cattolica - per cinque anni - ho scritto ogni anno un testo di narrativa, uno teatrale che ne sviluppava i dialoghi, uno di saggistica. Tutti segnalati in premi vari da Nord al Sud d'Italia, da Udine ad Agropoli. Segnalo solo i primi Premi.
Elenco i testi perché ci tengo molto:
Narrativa: "Begonza" (II Premio "Edicola" organizzato da Lalli Editore, poi II Premio Natale agropolese); "Leggende Arrabbiate" (segnalata I premio Bontempelli); "All'incrocio"; "Le frenetiche morbide storie" (dedicato agli animali di casa), "Flash di Luce di sabbia di pensieri";
Teatro: "Bambola di stracci" (che piacque a Diego Fabbri nella giuria del Duse di Asolo), "4 Ciarle", "Ifigenia ed Achille" (testo con note di versione televisiva, 1977, III premio nella forma dei tre atti al Candoni Teatro Orazero e I Premio a Villa Alessandra (Controvento), "Sky-scrapers" (= "Grattacieli"), "Cronicario", "Apolide".
Il radiodramma "Rogna" al Candoni ebbe il II Premio per i principi cristiani.
Saggistica (III Premio Sìlarus per "Il commiato di Berto: grandezza e meschinità dell'io sono"; II classificata per "Lei ed io: a Natalia Ginzburg" e il saggio su "Elsa Morante: la felicità" è stato pubblicato nel n. 100 speciale di Sìlarus. Per il saggio su Candoni fui reinvitata da Virgilio Melchiorre cui fu inviato dal prof. Calendoli nella giuria di quel premio ad iscrivermi alla SSCS della Cattolica. Su Candoni cui è stato dedicato il Premio omonimo ad Arta Terme (il paese che ispirò al Carducci il "Comune rustico") desidero solo ricordare che si occupò nei suoi drammi teatrali del disastro del Vajont e che di lui ricordo un testo che mi sembra molto adatto al nostro tempo: "Il futuro è degli imbecilli".
Ho conseguito il I Premio per la narrativa Trofeo Sìlarus (1982)con il racconto "Le fragili ali della Libertà". Per il Concorso a Firenze "Scrittori per la scuola" sono stata segnalata con il racconto "Una famiglia sexy ovvero del sexy per ironia" e per "Suicidio" che poi ho fatto confluire in "Flash di luce di sabbia e di pensieri" e quando mi arrivò la segnalazione il nome di Maria Luisa Spaziani, che faceva parte della giuria, era stato da lei sottolineato in rosso.
Ho scritto diversi saggi per Archivum Bobiense rivista fondata da mons. Michele Tosi (che non conoscevo di persona ma che al Premio Città di Bobbio voleva per me il Primo Premio per il mio racconto "Bobbio per me" - così anni dopo mi fu detto da persona allora nella Giuria). Poi sotto la direzione di Flavio Nuvolone, docente di Patristica a Friburgo, ho collaborato alla preziosa rivista con diversi saggi da "I mulini di Valtrebbia" a "Forni e pane", e con saggi su artisti tra cui Italo Londei (fondatore della VII GL) e Alberto Nobile, che allestì il primo Museo dell'Abbazia di Bobbio con Gianluigi Olmi ed Enrico Mandelli (allego in fondo due foto: di un albero dipinto da Londei, parco Villa Litta ad Affori (Milano) e la foto di Nobile con la moglie Vanda, bobbiese e donna partigiana.
Tre i libri pubblicati: Begonza (edito Lalli, "ovvero della donna due volte gonza" con etimologia da me inventata); Scrivere o ricamare - scrittrici italiane del Novecento (edito Lo Faro); Lettere d'amore e di guerra 1937-'45(Lint Editoriale di Trieste, libro tratto dalle mille lettere dei miei genitori, da me donate all'Archivio di Pieve Santo Stefano dove il libro è stato tra i dieci finalisti al Premio annuale dei Diari. La selezione storica è uscita su Archivum Bobiense con foto e documenti d'epoca. Il libro, giunto alla II Edizione (copertina colori sabbia del deserto) si trova alla Berio di Genova, nelle biblioteche della Provincia di Genova perché acquisito in 40 copie dalla Provincia stessa, proponente Giorgio Passerini, presidente Annamaria Castellani); alla Hortis di Trieste e al Centro Polivalente di Bobbio.
Segue ora la lettera del vicepreside Arnolfo Galli al D'Oria. Se il lettore non capisse il riferimento al "senza speranza di ricompensa e timor di pena", questo si lega ad un episodio del mio insegnamento. Nella classe femminile della I Liceo classico D'Oria dove insegnavo un'allieva Da Gualdo, orfana di padre poliziotto morto in servizio, si rivolse a me perché il suo quaderno d'arte per il prof. Calero le era stato sottratto da alcune compagne che non volevano presentare il loro, ritenendolo cosa superata e un po' infantile. Chiesi che lo restituissero, non vollero. Feci intervenire il vice-preside che minacciò la sospensione della classe e il quaderno ricomparve. Alle mie allieve di allora avevo spiegato che Da Gualdo era libera di fare il suo quaderno (le piaceva scrivere ed era brava), le altre, altrettanto libere di non farlo, dovevano però spiegare le loro ragioni al professore d'Arte. Il principio era del "la mia libertà finisce dove inizia la tua".
E mi piace chiudere questa pagina con queste due persone, Tosi e Spaziani, che non ho conosciuto ma che mi hanno stimato per ciò che scrivevo.
II Edizione nei colori
sabbia del deserto