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3. INDICE SOCIALE E CULTURA

III Cammeo: Bianca Costa e il CEIS

Ricordo di Laura Panarello sul Settimanale cattolico diocesano 29 giugno 1989

Il cardinal Siri inaugura la Comunità Boschetto Settimanale cattolico 26 giugno 1986

Al CIF 8 marzo: Costruire democrazia e solidarietà. Settimanale cattolico  18 marzo 1992

IL CIF per l'8 marzo ricordando la guerra della ex Iugoslavia e la sopraffazione delle donna Settimanale cattolico 16 marzo 1993

Ancora CIF per i 60 anni a Genova. Il Cittadino 29 gennaio 2006

Velia Tessiore e la CRI per i bambini maltrattati Il Cittadino 22 ottobre 2006

Maltrattamenti ai bimbi da  Più sussidi alla realizzazione  di opere sociali Il Cittadino  9 aprile 2006

Luoghi di aggregazione  culturale: operano per il sociale, portano cultura nel sociale

Giornata 2012 della Dante Alighieri

Dante e la sua fortuna in Cina e gli studenti cinesi Settimanale cattolico 29 ottobre 2006

Premio della Dante a Eros Pagni Settimanale cattolico 10 dicembre 2006

Inaugurazione anno sociale 2013 della Dante: "Giuliano Turone, magistrato e docente, e il suo Sito su Dante" 

Dante negli Inferni di Oggi. Spettacolo e Mostra. Il Giorno  12 marzo 2002

I  90 Anni del Lyceum di Genova Settimanale cattolico  13 novembre 2001

I 100 anni del I Club Lyceum Settimanale cattolico 23 maggio 2004

Edda Magnaterra per la Filantropia del Lyceum ricorda  don Venturelli Settimanale cattolico  28 marzo 2004

Al Lyceum un libro importante: Storia della psichiatria a Genova di Paolo Francesco Peloso Settimanale cattolico 25 gennaio 2000

La Libreria che serviva il té: Libreria XX Settembre - Notamo

Libri ex allievi al D'Oria Settimanale cattolico 8 maggio 2005

Ancora libri ex allievi tra storia del liceo (Bianca Montale), fede (Flavio Peloso- Elio Ferronato su Goggi "tempra di Santo" per don Orione),

economia (Gianni Marongiu) Il Cittadino 11 giugno 2006

L'Istituto comprensivo Valtrebbia di Torriglia

La Valtrebbia di Caproni Settimanale cattolico 30 giugno 1993

Cent'anni Scout Gruppo Nervi Levante Il Giornale  luglio 2012

Naila Clerici: Indiani d'America tra Storia e Memoria Il Cittadino 4 febbraio 2007

All'ADEI: Libro di Natalia Ginzburg Vera giustizia (Rassegna ADEI-WIZO aprile-giugno 2000)

Rita Levi Montalcini 5 euro per l'Africa Settimanale cattolico 13 luglio 2003

Lelia Finzi Luzzati ritratto della Montalcini all'ADEI. Settimanale cattolico 25 gennaio 2004

Museo D'Albertis: Disabilità nelle culture del Mondo  Il Cittadino 30 settembre 2007

L'artista Guia Barbarossa capofila del Progetto per l'Affido familiare. Il Giornale  6 dicembre 1983

I "miei" Giuristi cattolici: Padre Adolfo Bachelet al Quadrivium sulla tutela dell'imputato  Il Giornale  17 aprile 1986

All'Unione Giuristi Cattolici Costantino Gilardi è interrogato da Giulio Gavotti sul probema adozioni (1992) 

Il gesuita Piero Millefiorini su "Laicità profetica"  Settimanale cattolico 11 aprile 2000

Il cardinal Tettamanzi: "Alzate la voce per denunciare le violazioni dei diritti umani" Corriere Mercantile 13 dicembre 1999 

Riflessione sul Settimanale cattolico di M.L. Bressani

E stralci dalla mia tesi all'Università Cattolica per i 20 anni del Settimanale sul perché fosse sempre invariato il numero degli abbonati e sugli steccati tra Cattolici

 

    

Luoghi di aggregazione culturale: operano per il sociale

portano cultura nel sociale

La giornata della Dante quest’anno si è incentrata sulla presentazione del libro “Lezzioni di itagliano”, che campeggia in copertina con due bei segni rossi sulla doppia e la g di troppo, errore comuni per chi deve imparare la nostra lingua. Il libro, un manuale per insegnarlo come seconda lingua (L2) per gli stranieri che arrivano da noi, con il titolo corretto è Lezioni di italiano. Apprendere e insegnare l’italiano L2 nella scuola: dalla teoria alla pratica. E’ stato scritto da Maria Teresa Caprile, Emanuela Cotroneo, Alessandra Giglio, con editore la Gammarò di Sestri Levante.

Francesco De Nicola, nostro presidente della Dante, ha ricordato l’opera dell’Associazione dalla nascita nel 1889, voluta da Carducci con un centinaio di persone, anche riunite in Comitati di cui il “Quarto” nacque quell’anno a Genova. Contava  130 Soci, il doppio di quelli attuali e la Dante vive solo dei contributi degli associati. Diversa la situazione nel mondo dove conta 500 Comitati e per l’anno in corso ha tenuto 6746 Corsi d’italiano con 175mila studenti. Anche Genova, grazie a De Nicola, ha però spuntato un buon risultato con la creazione di un Corso Universitario per allievi stranieri, da lui diretto, cui partecipano cinesi, sudamericani. “Non è giusto regalare la laurea che poi avrebbe valore come per tutti – ha detto -, mentre questi ragazzi vanno aiutati a parlare e capire la nostra lingua.  La Dante ha un ruolo sociale e d’integrazione: chi fa gruppo a sé finisce per gravitare nell’orbita della criminalità”.

A proposito l’aneddoto, da lui raccontato sulla presenza del “maestro navigante” che accompagnava i nostri emigranti sul piroscafo e insegnava loro come scrivere. In quei manuali, in prima pagina, l’avvertimento: “Guardatevi dai vostri connazionali” perché l’emigrazione fu primo grande affare della malavita.

A sua volta Maria Cristina Castellani, ora in pensione e già Assessore alla Cultura in Provincia e Ispettore, ha messo in risalto le caratteristiche del “manuale” presentato in questa giornata della Dante. Nasce dall’esperienza d’insegnamento ai “nuovi Italiani”, i bambini stranieri sempre più numerosi. “Sono 300mila gli alunni di seconda generazione – ha precisato Rosaria Pagano, Provveditore agli Studi-: un tempo erano l’8½ per cento, ora un’impennata con gli arrivi dal Nord Africa e dall’Est europeo.

                       Maria Luisa Bressani

 

Giornata 2012 della Società Dante Alighieri

Per i 90 ANNI del LYCEUM di Genova

Settimanale cattolico  13 novembre 2001

 

Istituto Comprensivo Valtrebbia di Torriglia

Festa grande per i 90 anni del Lyceum genovese. Sarà presente l'olandese Eltje T. Brill-Meijer, presidente internazionale. Clara Rubbi che dal '97 presiede il Club di Genova ricorda con humour una frase di Cerofolini: "Regni sono per la durata le vostre presidenze!"

Il primo Lyceum nacque, con carattere apolitico e internazionale, a Londra nel 1903 ad opera della scrittrice-giornalista Constance Smedeley. Il nome si riferisce al greco Lykaion, luogo del tempio di Apollo ad Atene riservato alla conoscenza delle Arti: Letteratura, Pittura. Musica. Oggi i Club italiani sono a Firenze, Cremona, Napoli, Catania, cui si può aggiungere Lugano, in quanto italofono.

Nel mondo sono arrivati anche a più di una cinquantina.

A Genova il Lyceum fu inaugurato, sotto il patronato di Mafalda di Savoia, il 28 febbraio 1921 nel Salone della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche con un discorso di Lauretta Renzi, consorte del noto filosofo. Prima

presidente Bice Scribanti Ravizza fino al 1952, poi Jole Ghersi già presdente ell'Istituto Laura Di Negro Spinola, quindi per vent'anni Minnie Alzona.

La scrittrice era orgogliosa di questa sua attività "creativa" di pubbliche relazioni e tra i conferenzieri per i 50 anni del Lyceum ricordò: Bassani, Berto, Bevilacqua, Bo (Carlo), Crovi, Falqui, Gervaso, Goldoni (Luca), Longo (Giuseppe), Montanelli, Piovene, Prisco, Streheler, Vigorelli, Sgorlon; donne scrittrici come Lalla Romano, Camilla Salvago Raggi, Beatrice Solinas Donghi, Elena Bono, Piera Bruno...

"Allora le socie iscritte erano trecento, alta la quota d'iscrizione per cui potevamo offrire il viaggio, la cena e l'albergo. Ora le socie sono una sessantina, tanti gli altri luoghi d'incontro: Berio, Ducale, Fnac, Borsa, però nostro 'blasone' - commenta Rubbi - nessun magistrato o medico o scienziato invitato mi ha detto no, anzi è lunga  la lista d'attesa".

Ricorda un momento alto della sua presidenza quando Giovanni Meriana, assessore alla cultura in Comune, finanziò un Concorso tra Associazioni femminili per iniziative per la donna. Il Lyceum propose tavole rotonde su "Diritti e doveri, arte e piaceri". Sul primo tema parlarono Dimitri, Pighetti, Profumo; Millu sulle donne nella tradizione ebraica, Tassinari nella tradizione Tuareg, Galeppini su "famiglia e religione". Ci furono conferenze su "donne  e musica" con Marco Jacovello relatore sulle poche compositrici, su "donne e pittura" con Anna Merlotti. E il piacere?

Come gusto della moda portò al Lyceum le ragazze del Deledda e i loro abiti". Per questo anniversario il Lyceum genovese ha ricevuto da Napolitano una medaglia e il patrocinio della Regione Liguria.

Tra le sezioni splendidamente attiva la musicale; dal 1972 Edda Magnaterra guida la filantropia, che ogni anno organizza una giornata di beneficenza per situazioni di vero disagio.

Dell'affascinante conoscenza delle Letterature straniere si occupa Silvana Canevell, vice-presidente a Genova ed anche presidente nazionale; le mansioni di segreteria sono affidate al bel nome di Rosa Elisa Giangoia.

Lunga vita dunque al Lyceum: non è mai stato sopravvivenza di un'arcadia ma ampia e vitale circolazione d'idee.

 

 

La Libreria XX Settembre - Notamo

La Libreria che serviva il tè

 

 

 

ISTITUTO COMPRENSIVO “VALTREBBIA” DI TORRIGLIA (GE)

VIA AL MUNICIPIO, 7  - 16029 TORRIGLIA (GE)

 

 


 

SEDE

Nello spopolamento delle valli fa moltissimo per istruire ed evitare l'abbandono scolastico e me ne ha fatto conoscere i meriti Alberto Macrì che tanta bella musica ha portato ed insegnato all'Emiliani di Nervi

Sono molte le Associazioni culturali,alcune legate alla terra d'origine. Me ne sono occupata a lungo con due articoli, uno ad inizio anno sociale per presentare l'altro sull'evento principale. Ora ne cito solo due: la Dante  di Genova per cui il prof. Francesco De Nicola ha svolto sempre un'opera indefessa, intelligente e creativa di divulgazione: dalle conferenze ivernali, alle gite alla scoperta di luoghi, al Premio cultura che ha insignito diverse personalità ad inziare nel 2004 con Michel David.

Non so se altri circoli della Dante in Italia siano stati altrettanto attivi, anzi non mi pare. Il professore De Nicola ha iniziato, con l'apetura del nuovo anno sociale 2013 il suo quarto mandato. Ha ricordato nel pomeriggio nella sala di rappresentanza di  Palazzo Tursi come avesse passato la mattina come è uso di ogni buon "presidente" per allestire al Salone d'orientamento per gli studenti alla  Fiera del mare lo Stand della Dante: lo ha fatto con martello e chiodi e di persona. Questo perché le sovvenzioni alla Dante su tutto il territorio sono poco più di 500mila euro a differenza di quelle milionarie di valorizzazione della cultura letteraria in Francia (e Spagna per il Cervantes). Il professore quest'anno ha ripresentato Giuliano Turone che è venuto a Genova alla Dante dieci anni or sono. Questa volta con il monologo "Dante poliglotta"

Segnalo poi il Lyceum di cui riporto una breve storia del Club genovese per i suoi 90 anni e del I Club internazionale per i 100 anni. Ricordo con affetto Minnie Alzona a lungo presidente e Lelia Finzi Luzzati, tesoriera,  che sono state le mie "garanti ufficiali" quando divenni socia per alcuni anni del Club: si veniva iscritte infatti solo se presentate da altre due Socie. E ricordo Edda Magnaterra che si è occupata da lunghi anni della Sezione Filantropia quindi è la riprova vivente di come la cultura possa operare nel sociale e anche con opere concrete di bene.

Quindi presento una libreria storica, la Notamo di via XX Settembre, che ha chiuso in quella sede ma ha proseguito l'attività grazie alla figlia Emanuela anche con letture al pomeriggio mirate ai ragazzi: sapore di buon tempo antico!

Infine l'Istituto comprensivo Valtrebbia di Torriglia che lotta contro l'abbandono scolastico più frequente in vallate che si sono spopolate e a questo tema sono stata introdotta da Alberto Macrì che ha organizzato tanti momenti musicali all'Emiliani di Nervi (non ritrovo l'articolo ma almeno inserisco la foto dell'Istituto. ​Non mancherò di mettere quella giornata dedicata alla presentazione di libri di ex allievi del Liceo D'Oria dove ho studiato: un giugno erano tanti (16 mi pare) che il Preside Di Meglio si chiese se gli ex allievi passassero tutto l' anno a  scrivere  per poter partecipare all'appuntamento.

Quindi troverete altre sollecitazioni: quel coacervo di cultura del mondo ebraico che ha dato vita in Genova all'Associazione  ADEI e la rappresentante nobile di quel mondo la nostra donna Nobel nelle Scienze Rita Levi Montalcini.

Ma non voglio tralasciare quell'ardita investigazione del mondo indiano (la prima minoranza emarginata e sopraffatta) su cui la professoressa Naila Clerici ha tenuto per anni un Corso universitario in Genova tanto più "trasgressivo" se si pensa che siamo cresciuti con il mito del West e dei cowboy buoni e degli indiani cattivi.

Ho voluto anche ricordare il tema dell'Affido e  l'UGCI con parole di Padre Millefiorini invitato a parlare dai giuristi cattolici su  "Laicità Profetica", infine parole del cardinale Dionigi Tettamanzi: "Alzate la voce per denunciare le violazioni dei diritti umani".

 

 

 

100 ANNI di Scout Nervi Levante di Genova

Una delle foto di “100 anni del nostro meglio - Genova Levante 1912/2012” è simbolica dell’avventura dello scautismo a  Nervi  e nel Levante: la foto della route di clan del 2002 a Colle della Melosa dove una scoutina indica con la mano l’orizzonte. In perfetta sintonia con le parole di Baden Powell premesse al volume: “Guarda più lontano, guarda più in alto, guarda più avanti e vedrai una via”. Il fondatore dello scautismo dice ancora: “Ma sappi anche  voltarti indietro per guardare il cammino percorso da altri che ti hanno preceduto, essi sono in marcia con noi sulla strada” e sembra così in sintonia anche con Riccardo Della Rocca presidente nazionale del Masci(Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) che ad inizio libro afferma: “Fare memoria è fare esperienza del passato, attualizzrlo nel presente per costruire il futuro”.

Il libro consta di due parti, la prima storica, incentrata sui “Pionieri” ad iniziare da Baden Powell, una vita da militare con esperienze nel campo della ricognizione sul territorio (scouting) in India, in Afganistan, tra gli Zulu in Sudafrica. Un’attività lo scouting da applicare anche nel campo minato della vita e, nel 1907, il primo campo effettivo con 22 ragazzi sull’isola di Brownsea nel canale della Manica, l’anno successivo la pubblicazione di Scouting for boys, nel ’12 il matrimonio: lui 55 anni, 23 lei già adepta alle Guide, organizzazione femminile corrispettiva degli scout. Nel ’19 nell’Essex il primo centro internazionale formazione per capi, nel ’22 gli scout sono più di un milione e in 32 Paesi.

Il secondo cammeo dei “Pionieri” riguarda Agnes, sorella di Baden Powell, fondatrice delle “Guide”, nome derivato da un corpo d’esercito britannico in India, noto per la  capacità di sapersela cavare. Un altro significato nella missione della donna che è “guidare” sulla retta via mariti e figli.

“Il Gruppo Scout Genova Levante, storica realtà di Nervi è stato protagonista degli albori dello Scoutismo in Italia”, sottolinea Angelo Bagnasco nel messaggio augurale ad inizio volume. Alla festa per il centenario a Nervi il Cardinale, già Assistente Scout in Albaro, ha esortato a partecipare alla Santa Messa, come consuetudine nei raduni settimanali e al campo, ammonendo:“Di Messe non si fa indigestione”.

Lo scautismo a Genova nasce nel 1912, cinque anni dopo  l’inglese, con il nome di “Gioiosa”, ispirandosi alla Casa gioiosa di Vittorino da Feltre (1423) che voleva una scuola in cui convivessero “gioco e istruzione”. Nasce da un incontro tra il maestro Mario Mazza e il medico Spensley, a Genova dal 1896 come medico fiduciario delle compagnie inglesi di navigazione. Questi ha avviato nel centro storico un’attività d’alfabetizzazione per ragazzi svantaggiati, è pioniere del calcio italiano, guida i futuri rossoblu nel primo campionato italiano del 1898, concluso con la vittoria del Genoa. La sua tomba nel cimitero militare britannico presso Kassel in Germania (era morto sul fronte delle Fiandre nel 1915), fu rintracciata nel ’93 - atto di riconoscenza - da due scout genovesi: Franco Savelli e Mario Riggio.

Nel secondo capitolo, l’“Album di Famiglia”, una galleria di mitici personaggi come Carlo Scabazzi, scout prima del 1928 dello scioglimento da parte del fascismo, scout alla ricostituzione il 28 aprile del ‘45. Inventore della canzone simbolo del Branco, la Madonnina rossoblu ispirata alla Madonna del Bosco a Panesi, musicata da don Luigi Porro, maestro di Cappella in Cattedrale, poi direttore del Coro Campodonico. Scabazzi è inventore dei primi spettacoli teatrali scout. Nella galleria anche Ilario Sessarego morto quindicenne (pensoso e dolce), Mario Arcangeli determinato a contestare: da orfano al Collegio di S. Margherita, gestito dall’Opera Nazionale Balilla, e dopo per soccorsi inadeguati nel terremoto del Belice. In morte don Paolo Farinella lo ricorda così: "servì, servì sempre, servì con gioia".

Finalità del metodo scout diventa lo spirito di servizio. Esempi: l´inserimento di un ragazzo cieco ad un campo estivo grazie a Claudio Cassinelli (poi presidente all´Istituto Chiossone) e grazie ad un Akela speciale, Mario Baldini, che ha accompagnato in un bel percorso educativo scout e genitori in cammino con loro. Altri esempi: il servizio d´ordine per Giovanni Paolo II alla Guardia, la giornata Unicef ai Parchi, la giornata della Solidarietà con 9mila lettere spedite con fondi trovati da Mario Vergani, presidente di Circoscrizione, agli altri comuni italiani per mobilitarli.

Il gruppo di Nervi fece da propulsore a quelli del Levante, da Boccadasse a Recco, al Golfo del Paradiso. Tra i sacerdoti che lo accompagnarono Francesco Macciò, che “vegliava” sul Gruppo affiancando camminate con i piedi gonfi di vesciche: “Lo spirito scout, si dice, entra dai piedi, anzi dagli scarponi”.  Dei capi faceva “suoi” soldati, perché formati come cattolici. E il Donca, come veniva affettuosamente chiamato don Domenico Calcagno, ora Cardinale, che dopo il ‘68 aveva ripreso il dialogo con gli scout: sembrava interrotto pur con gli iscritti in crescita. Un giorno si trovò ad annunciare la visita in Sede di don Macciò per costituire quell’unico gruppo, Nervi-Quinto, detto “Branco delle Verdi Colline”. Donca sente un ragazzo dire che “dei preti si può far senza” e, sfilandosela, lancia con forza una scarpa contro la parete. Silenzio! e poi il parroco di San Siro entra, ma tra gli applausi dei ragazzi. E i giovani dello scautismo di Nervi-Quinto che hanno abbracciato la vita religiosa: don Nicolo Anselmi, ingegnere e responsabile della pastorale giovanile per la Cei, padre Luca Bucci, medico e tanto stimato dal cardinal Tettamanzi per gli studi di Bioetica e un terzo sacerdote, più giovane, che non ho conosciuto di persona. Solo un ricordo: quando mio marito ingegnere divenne direttore generale all’Italtrafo a Napoli non volle smobilitare la nostra famiglia con tre figli. Nicolò si presentò alla mia porta con un altro scout  per dirmi che se avevo bisogno loro c’erano e non ho mai dimenticato quel conforto. E poi, tra i genitori, anche chi ha pensato di affiancare con l’esperienza dato che nei gruppi giovanili febbri o incidenti accadono: ecco Pier Luigi Bruschettini, poi fondatore della “Gaslini band band”, offrire la sua capacità di pediatra. Concludo con un gran risultato scout, l’acquisto delle “Casette” sopra Sant’Ilario (per dare una sede ai ragazzi in gita) con una raccolta fondi fra i genitori, organizzata dall’ingegner Giovanni Ferrero, primo presidente, un genitore scout venuto da Savona e si sa che chi è “scout una volta, è scout per sempre”.

Concludo tra le tante testimonianze con quella che commuove di Elena Löwenberger. Dice: “Ricordo i volti dei miei ‘fratellini’ e le sestiglie in cui erano, ricordo l’emozione dei cinque minuti prima della mia promessa, la malinconia al primo campo in tenda (lontano dai genitori)...” Diventata capo ricorda un lupetto di otto anni che disegna un mostro con corazza gigante e le spiega: “Vorrei una corazza come la sua per difendermi da tutte le difficoltà e per difendere le persone cui voglio bene”. Questa difesa non sa ancora di averla nella grande famiglia Scout. 

(Il libro si può richiedere a www.genovalevante.org)

                     Maria Luisa Bressani

Ricordo di Laura Panarello 29 giugno 1989

(Settimanale cattolico diocesano)

All'inizio  del mio giornalismo sentivo la spinta profonda a volermi occupare del Sociale e nascendo in quegli anni l'appuntamento a Lucca sul Volontariato non mi persi mai uno di quei Convegni. Sentivo la spinta caritativa che ha animato nel passato la Genova migliore, avevo conosciuto Bianca Costa fondatrice del CEIS per il ricupero dei drogati facendo loro riscoprire che la vita ha molto altro da offrire al di là e al di fuori dei paradisi artificiali. Allora  la droga sembrava  un problema così smisurato e così destabilizante della gioventù da essere quasi senza rimedio (ho ascoltato allora le parole di un medico che ne era uscito e mi diceva del terrore, della spinta che sentiva anche dopo anni di riprendere a drogarsi) e invece grazie anche all'opera culturale sul valore e i valori della vita operato da persone come Bianca  (e penso pure a Muccioli) tanti giovani sono stati ricuperati.

Bianca Costa mi offrì di entrare nello staff del suo Ufficio Stampa (ci pensai a lungo e poi capii che non avrei avuto tempo sufficiente per ciò e nel contempo per la mia famiglia con tre figli in cammino quindi declinai). Vi lavoravano già Laura Panarello e una figlia del socialista Magnani (mi par di ricordare). Queste due giovani donne mi chiamarono in un ufficio nel grattacielo di piazza Dante per chiedermi  di poter leggere l'articolo che avevo preparato sul CEIS e con infinito garbo mi chiesero di modificare una riga. Ero allora ossessionata del numero delle battute di un articolo da non oltrepassare pena tagli della redazione  (quasi sempre "dissennati") ma mi fecero capire come sostituendo solo qualche parola potevo dare una notizia che a loro premeva molto al posto di ciò che più banalmente avevo scritto.

Rivolgo loro ancor oggi "un grazie mentale" per questa correzione necessaria.

Dopo il ricordo di Laura insrisco quel momento all'inaugurazione della Comunità Boschetto in cui fu Lei a farmi sentire a mio agio: anche i giornalisti a volte hanno bisogno di sentire accoglienza e poi un paio di articoli sul CIF anche perché fu proprio con un breve articolo scritto da me per Bianca Costa e uscito a suo nome (come avevamo concordato su Documenti a cura del CISF "La famiglia oggi" maggio-giugno 1984 n.9 e il mio pezzo con titolo "Un problema con radici lontane nel tempo" riguardante il cadere nella droga dei giovani: cioè la rinuncia finale del ragazzo a risolvere suoi problemi) che ebbi da lei la richiesta di far parte del suo Ufficio stampa. 

III Cammeo Bianca Costa e il CEIS

Non stupisca se aggiungo qui un testo riguardante la minoranza più simbolo di tutto il nostro Novecento, in  cui molti di noi sono cresciuti. Siamo cresciuti noi dai capellli bianchi con l'epopea del West e con gli indiani prima feroci assalitori dei coloni bianchi poi considerati loro vittime spesso quasi inermi. Ma questa storia è stata per lunghi anni all'Università di Genova un Corso universitario condotto con passione da Naila Clerici, donna intelligente, che continua nella sua opera di appronfodimento e di divulgazione. Non solo, Naila Clerici è una delle rare persone (e una volta c'erano professori di questo tipo) che non si accontentavano di una cultura rimasticata dai libri, ma con spirito simile a quello degli esploratori volevano approfondire sul campo e lei l'ha fatto andando di persona a visitare le "riserve" indiane ancora esistenti e constatando cosa vi succedeva. Lo ripeto gli indiani come simbolo di minoranza oppressa e che poi trovano il modo di sopravvivere utilizzando questa loro condizione e perfino lucrandovi sopra. Anche un'offesa storica può essere utilizzata ma resta il fatto che la vita non tornerà più "normale".

Natalia Ginzburg "Serena Cruz o la vera giustizia" -Saggio di Giancarlo Borri.  Rassegna Adei-Wizo aprile-giugno 2000

 

Rita Levi Montalcini:

5 Euro per l'Africa

Museo D'Albertis: Disabilità nelle culture del Mondo

Sono entrata in contatto con la nostra più recente donna Nobel tramite Lelia Finzi Luzzati che era amica della sua sorella gemella. L'ho intervistata, ho recensito molti dei suoi libri di cui mi ha fatto omaggio e ricordo in particolare Senz'olio contro vento dedicato a giovani morti precocemente come il nipote Guido cui dedica il brano "consummatum est" e gli dedica una poesia: "Che rimane di noi, Guido, quando l'alito non appanna più il vetro?"

Rita  mi diede un libro, scritto in inglese, sulle scienziate nel mondo che avevano acquisito notorietà ed un suo rovello era proprio sulla condizone della donna in culture meno sviluppate della nostra dove non potevano esprimere il loro talento e capacità. Mi raccontò di come si fosse sentita offesa da Vittorio Feltri che in un articolo l'aveva paragonata ad un'indossatrice smaniosa di passarelle e fu per questo che nella mia intervista (non pubblicata anche se la mandai a Rino Di Stefano, per me un amico, che in quel momento era al Giornale nella redazione milanese) iniziavo paragonandola ad un fiore (la sua chioma bianca) su uno stelo d'acciaio e ricordavo come alla consegna del Nobel quando il saluto di rito è sempre "Signori..." lei si alzò a ricevere il premio ed era unica donna nel consesso maschile e lo ricordava sorridendo. E vorrei anche dire che a Rita inviai il libro delle Lettere dei miei genitori che non è certo un diario fascista in quanto mio padre vi nomina il Duce una sola volta ma comunque è pieno degli ideali di quella cultura e Rita mi rispose con infinito garbo e con una lettera di apprezzamento che conservo. Lei che aveva subito la persecuzione razziale ed aveva dovuto sottrarsene non polemizzò come fanno oggi istericamente i tanti che criticano le parole di Berlusconi avendo paragonato la persecuzione ai suoi figli a quella degli Ebrei sotto Hitler. Un rumor di cronaca che lascerà il tempo che trova però vi ho dedicato uno dei miei due cammei "rossi" alla pagina Gerusalemme, Israele, ricordando i tanti cortei filopalestinesi (e questo non perché anche i palestinesi non abbiano diritto ad un loro Stato affiancato a quello israeliano e di pacifica convivenza con Israele, ma gli isterismi della Storia dimostrano che questo cammino è molto, molto difficile), ricordando quindi quanta ipocrisia esiste nelle persone che si stracciano le vesti ora per una frase ora per altro. 

Anzi Rita, scienziata e intelligente, nell'occasione qui appresso ricordata (eravamo nella sala di rappresentanza a Tursi) con le mie orecchie l'hosentita elogiare pubblicamente Berlusconi. E' vero che poi votò sempre Prodi per evitare che quel governo cadesse però sapeva anche dar atto a chi si pè fatto una propria strada ed ha creato lavoro per i tanti non essendo foraggiato solo dalla politica come tanti altri altezzosi.

Su Rita trascrissi a macchina su richiesta di Lelia il bellissimo ricordo che le dedicò ancora in vita all'ADEI e l'ho mandato a Mario Sechi una volta che ero a Roma  e mi ero recata a pregare sulla tomba di Giovannni Paolo II confidando nella sua intelligenza e scrivendogli che glielo affidavo perché lo pubblicasse a nome di Lelia come coccodrillo quando la scienziata si fosse spenta. Non mi pare che ciò sia avvenuto e ritengo di aver creduto in un'intelligenza del giornalista che ho sopravvalutata.

In cosa si dovrebbe incidere nel sociale anche culturalmente se non per rendere meno dolorose e più gestibili le disabilità che affliggono tante famiglie o singole persone? Non dimenticherò mai in uno dei Convegni sul Volontariato a Lucca un giornalista che in un semnario guidato da Beppe del Colle disse di suo figlio afflitto da un handicap e di come di tanto in tanto egli riprendesse per i lettori l'argomento della patologia per divulgare rimedi, avanzamenti scientifici, ecc. Grande lezione di giornalismo applicata alla propria esperienza, la più sofferta. Quando poi mia madre si ammalò di Parkinson non mancai per anni di frequentare tutti i Convegni al riguardo finché non smisi forse perché avevo così "elaborato nel tempo" il mio lutto sorpavvivendo a quando morde di più nel ricordo e nell'impotenza del proprio poter fare.

L'artista Guia Barbarossa capofila del Progetto per l'Affido familiare  

Il Giornale 6 dicembre 1983

Guia (Giulia) Barbarossa è stata capofila del progetto per l'affidamento dei bambini quando ha preso il via in Genova. Come artista (quadri e ceramiche) l'ho ritrovata a fine della scorsa estate al Castello di Nervi dove esponeva e dove hanno esposto tanti artisti grazie all'apertura davvero a tutti operata da Francesca Montalto, che non è più, con l'aiuto del maresciallo dei carabinieri Carleo quando divenne presidente del Municipio IX Levante: Prima, ma sembra ozioso dirlo, il Castello restaurato era diventato appannaggio di associazioni di sinistra, le solite catene di Sant'Antonio, gli amici degli amici, era comte tamti club privati, non era per tutti gli artisti che volessero esporvi.

A Guia ho chiesto scusa perché in questo articolo della fine del mio primo anno di giornalismo per farlo meglio mi ero procurata un po' di libri (comprandoli) alla Libreria Giuridica e mi ero documentata sull'affidamento. Guia mi chiese semplicemente: "Perché ha già voluto scrivere di possibili degenerazioni future quando noi stiamo appena nascendo?" Ma allora da giovane "saccentessima" al pari di quelle amiche che di me dicevano: "Maria Luisa vuol far la giornalista ma io lo farei molto meglio di lei che è l'ultima a sapere le notizie" e le loro "news" erano quelle gossipare da salotto... Però anch'io sbagliai in questo caso, volevo fare la molto preparata, l'inattaccabile e invece cadevo su una cosa di buon senso e di buon gusto. 

Dante e la sua fortuna in Cina e gli studenti cinesi

Il Cittadino 29 ottobre 2006

Premio Dante a Eros Pagni

Il Cittadino 10 dicembre 2006

Il cardinal Siri inaugura la Comunità Boschetto

Settimanale cattolico 26 giugno 1986

Inaugurazione anno sociale 2013 della Dante

Giuliano Turone magistrato e docente 

e il suo Sito su Dante

Lyceum: 100 anni del I Club

Settimanale cattolico 23 maggio 2004

Il CIF per l'8 marzo per l'8 marzo ricordando la guerra della ex Iugoslavia e la sopraffazione della donne.

Settimanale cattolico 16 marzo 1993

Dionigi Tettamanzi  "Alzate la voce per denunciare le violazioni dei diritti umani"

Corriere Mercantile 13 dicembre 1999

Inizia ora una serie di articoli per me su temi di routine: Il CIF, La Società Dante Alghieri, Il Lyceum. Mi volli occupare di associazioni culturali (tutte quelle o quasi che mi capitò di conoscere in Genova) e lo feci a lungo ogni anno con un articolo di presentazione dell'anno sociale e un altro per l'avvenimento "clou ". Di quelle notizie "programmate" come si suol dire (cioè il frequentare un tema e riproporlo nel tempo con aggiornamenti) stralcio qui qualche rara avis (e forse non sono nemmeno gli articoli migliori o più significativi dato che è difficile anche per me pescare in quella lunga serie, magari in futuro ne sostituirò qualcuno avendo trovato qualche mio scritto più penetrante al riguardo)  

Degli insigniti del Premio Dante ho messo Eros Pagni perché lo considero la più bella "voce" del nostro Teatro. Prima di lui ricordo Nando Gazzolo. E la voce ha un fascino ancor più intenso dell'apsetto fisico e tante sono invece le voci sepcie femminili fastidiose perché simili a trapanini o a mitragliette incessanti. E quella orribile della Litizzetto come la definireste? A me rendono insopportabile ascoltarle al di là di ciò che possoono dire d'interessante.

Giuliano Turone ha inaugurato l'anno sociale 2013 della Dante con il monologo Dante poliglotta. Era già venuto a presentare e a parlare della sua raccolta di edizioni della Commedia tradotte in molte ligue: ora ne ha collezionato tra le 80 e le 90, anche grazie al Sito internazionale che ha aperto www.dantepoliglotta.com e infatti in molti l'hanno raggiunto da altri Paesi per mandargli in omaggio altre traduzioni dantesche.

Il Sito consta di Premesse ad ogni pagina dedicata ad una traduzione della Commedia e vi è riportato l'incipit in modo che ciascuno possa apprezzare. Ha ricordato come il frate francescano Angelico Federico Gazzo essendosi recato in Brasile ed avendo scovato una traduzione in portoghese-brasiliano avesse detto: "Ma sembra genovese" e quando Turone ha letto l'incipit è stato proprio così: sembrava dialetto genovese. Nelle Premesse però ci sono anche tutte le notizie che Turone ha scovato nella Commedia riguardo il Paese nella cui lingua è stata tradotta e non solo anche la fortuna del testo dantesco in quel Paese e nel tempo.

Giuliano Turone è un magistrato che è stato impegnato in procedimenti penali sulla criminalità mafiosa, economica, eversiva.

Ha partecipato al primo processo sulle attività criminali di Cosa Notra in Lombardiaa e sulle vicende di Michele Sindona e sull'omicidio Ambrosoli nel corso del quale vennero scoperti gli elenchi della Loggia massonica P2". Ora insegna Tecniche dell'investigazione all'Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato presso Giuffré Il delitto di associazione mafiosa (2008) e presso Garzanti Il caffé Sindona (2009, con Gianni Simoni) e Il caso Battisti (2011)

Della ligua dantesca il prof. De Nicola ha ricordato come Dante fosse affascinato dalla molteplicità delle lingue e come gli piacesse giocare con lingue e dialetti tanto che nella Commedia ci sono due scampoli di linguaggi inventati da lui, l'idioma di Pluto (pape satàn pape satàn aleppe) e quelli di Nembrotte il re di Babele che costruì la famosa torre contro la volontà divina e che all'arrivo di Dante presso di lui all'Inferno gli rivolse l'invettiva incomprensibile: "Raphèl maì amecche zabì almi". Non prendetemi per una razzista ma alla passeggiata Anita Garibladi di Nervi che spesso posso percorrere e dove sono molti africani che vendono i loro prodotti da quadretti a borse cappelli  sciarpe  guanti ombrelli, mi capita di sentirli parlare magari al cellulare con loro conterranei ed ogni volta mi stupisco della durezza del loro idioma (da noi si è sempre detto che sono dure le lingue germaniche, gutturali). Vi assicuto che sembra di ascoltare l'imprecazione di Nembrotte eppure per loro ha un senso.

Turone sta apprestando anche di mettere sul Sito tutte le "voci" di Francesca, cioè come sono riportate le tre terzine dantesche sull'amore nelle varie traduzioni. Francesca che era da Ravenna e non da Rimini come vuole la vulgata e che figlia di Guido da Polenta come narra il Boccaccio fu data in sposa a Gianciotto Malatesta, storpio, ma fatta sposare per procura con il di lui fratello Paolo di bell'aspetto. Succede quindi che la ragazza, costretta a sposarsi, s'invaghisca di Paolo e lui di lei, che disdegni il Gianciotto quando si trovano a giacere per la prima notte di nozze e che poi sia assassinata con Paolo dal Gianciotto stesso.

Perché Turone imprende a far questo a parte la bellezza di quelle terzine dantesche? E' un omaggio contro il femmminicidio contro la sopraffazione sulla donna che continua ad imperare in tante culture e anche da noi visto che si registra quasi un delito al giorno e come diceva anni fa la colf peruviana Vittoria, giovane e bella e quindi spaventata: "in questo Paese( = l'Italia), s'uccide e s'uccide tanto".

 Non credo però che la legge sul femmminicidio nella marea di leggi che già abbiamo serva da deterrente (di queste leggi varate dall'attuale governo ho scritto che sembrano quando nell'Impero Bizantino che sprofondava si discuteva del sesso degli angeli) come non credo nel potere salvifico della Carte pur se ho concluso il mio lavoro da giornalista con la Carta della Bambina riportata alla pagina "Donne giornaliste e ciciucì-ciciuciò". Credo e molto nell'educazione e penso che specie le madri di figli maschi devono saper insegnare loro il rispetto dell'altra metà del cielo se ne sono capaci e per non creder di aver fallito il loro compito di madri che non si può delegare. Rispetto con gli atti e con le parole. Rispetto che è amore.

Ricordo che la pagina Autori che inizia con il libro la Magia della Letteratura del prof. Cavallini riporta sue parole riguardo queste terzine dantesche che scandaglia stilisticamente.

E di De Nicola ho cari due libri da lui curati: Nel 1991 Finestre poesie edite e inedite (1939/1988) di Nicola Ghiglione e nel 1996 Poesie (1941-1986) di Adriano Guerrini 

 

 

 

 

Edda Magnaterra per la sezione "Filantropia" del Lyceum ricorda don Venturelli. Settimanale cattolico 28 marzo 2004

ADEI : per la cultura e l'assistenza

Settimanale cattolico 5 novembre 1992

Ritratto della Montalcini di Lelia Finzi Luzzati

Settimanale cattolico 25 gennaio 2004

Il gesuita Piero Millefiorini su Laicità Profetica

all'UGCI (Unione Giuristi cattolici)

Settimanale cattolico 11 aprile 2000

All'UGCI, Unione Giuristi cattolici, da quando andai la prima volta al Quadrivium dove ricordavano Vittorio Bachelet vittima delle Brigate rosse ho sempre avuto modo di ascoltare dibattiti molto interessanti e in questo caso avevo anche la massima condivisione di mio marito che accompagnandomi presso altre associazioni storceva un po' il naso anzi al Lyceum essendosi presentato con me senza cravatta aveva dovuto aspettarmi seduto al bar del Tunnel e benché avesse intessuto discorsi a suo dire molto interessanti con il barista non me lo aveva perdonato.

Ho ricordato padre Milefiorini, per me un amico, nell'introdurre l'intervista a Suor Margherita per i suoi 100 anni alla pagina Filosofia e aver ritrovato questo articolo è il modo più concreto per riportare le sue parole così penetranti e vere.

Al CIF 8 marzo: Costruire democrazia e solidarietà.

Settimanale cattolico  18 marzo 1992

Dante negli Inferni di Oggi: Spettacolo e Mostra.

Il Giorno 12 marzo 2002

Controcorrente con la maggioranza degli italiani di oggi che tanto hanno amato Dante recitato da Benigni attore che io invece amavo come Piccolo diavolo e in Johnny Stecchino,d 'accordo con Luca Doninelli che ha ben tecensito Inferno di Dab Brown sostenendo che è un modo per divulgare un poeta troppo chiuso nel nostro patrio recinto (benché la sua fortuna nel mondo attestata dalla Società Dante Alghieri parli un linguaggio diverso), chiudo questa serie di articoli impegnati con uno scorcio altrettanto impegnato ma dove campeggia la foto di Dante-Topolino che in fondo è stato un modo di rendere familiare il grande poeta ai tanti e forse d'invogliare i bambini, poi studenti liceali, a voler approfondire come fosse un amico, uno di famiglia. Grande Walt Disney!

 

Perché ho chiuso questa pagina con la voce del gesuita Millefiorini e quella del cardinal Tettamanzi?

Perché non ci può essere cultura nel sociale se non ci si appella ai principi di questi due articoli finali: uno che riguarda i doveri della laicità e in particolare di quella cristiana, l'altro che ci ricorda il dovere primo di denunciare le violazioni dei diritti umani che sono quelli della persona e si vede nella vicenda del senatore Berlusconi come l'attuale politica ex democristiana e dei piddini ex comunisti vada a braccetto nel non tenerne alcun conto, mentre altrove si è tanto strombazzato che fin il peggior delinquente ha diritto ad essere difeso, ecc.

Ipocrisia dei tempi!

 Chiudendo questa pagina dove molto del "sociale" da me frequentato ha trovato spazio per riferirne sul Settimanale cattolico diocesano, poi diventato Il Cittadino(pur se proprio in questa pagina ci sono articoli di Giornale, Giorno, Mercantile e fin della Rassegna  Adei Wizo) ecco che mi rivolgo con un grato pensiero a quel giornale per cui mio padre all'inizio della mia collaborazione diceva: "Non mi farai la bigotta" pur essendo lui uomo intrinsecamente religioso e per cui a volte mi sentivo dire: "Ah collabori a quel giornaletto..." Invece lo difendevo a spada tratta e lo ringraziavo pubblicamente per aver avuto la fortuna di veder accolto ciò che proponevo èerché Il Settimanale a Genova "faceva opinione", perché aveva un'autonomia dalla voce della Curia e rifletteva l'indirizzo del  direttore-giornalista, perché aveva una sua identità più che unica in una panorama di stampa "scristiana" perché come diceva don Giulio era fin "miracoloso" nel mantenere fisso il nunero dei suoi abbonati mentre alla Tesi sul Settimanale una delle pregiudiziali che mi era stata posta era questa: "Un giornale non è vitale se sta sulle posizioni di partenza, deve accrescersi, divulgarsi sempre più. Lei cerchi il perché di questa mancanza".

Ero grata e felice se talvolta venivo inviata a qualche interessante servizio, magari di domenica, magari all'ora di pranzo quando non c'erano altri "cirenei giornalisti" disposti a portare la croce, mentre da madre di famiglia mi muovevo sempre se comandata e mi organizzavo per poterlo fare. Nella mia vita ho rifiutato per impedimento di forza maggiore solo un servizio, solo una volta ho risposto: "no". L'esperienza si chiuse poi con una sospensione di un anno da parte di quel mons. Venturini che mi aveva chiamata a collaborare  (l'intervista a Marta Vincenzi che è pubblicata alla pagina Religione sotto una recensione dedicata al monsignore) e la seconda volta (si dà sempre una seconda chance lo sentiamo dire in tutti i film, ma mai una terza) per e-mail con "un grazie per la sua preziosa collaborazione" avendo io protestato ma educatamente per un loro errore a proposito di un'enciclica che mi faceva sembrare ignorante più di quanto non sia ma senza essermi accorta come invece mi capitò di constatare solo mesi dopo che a mia volta avevo commesso un errore (non sarei io che un po' rassomiglio a Mister Bean se quando finalmente protesto mi capita di farlo a mio discapito). Però dopo 21 anni di collaborazione, in silenzio e sempre presente quando ero chiamata, magari se ne parla. O no? La terza chance non avrebbe mai più potuto essere da parte mia!

I giornalisti sono anche nei giornali cui collaborano gli esseri più bistrattati del mondo?

Però resta sempre più importante quanto si ha la fortuna d'imparare e conoscere potendo scrivere sui giornali.

Aggiungo a questa riflessione alcune considerazioni sul Settimanale al tempo della mia tesi per i suoi 20 anni all'Università cattolica: allora lo amavo molto, oggi resto riconoscente per aver avuto libertà di scelta e di proposta per gli articoli e per aver imparato spaziando senza limiti tra i vari temi: queste pagine si potrebbero intitolare: "I giorni dell'entusiasmo!". (Le considerazioni nascono dalla richiesta del prof. e avvocato Gianfranco Garancini, allora direttore della Scuola dell'Università, già vicepresidente Ordine dei Giornalisti da cui si era dimesso sostenendo che nulla si riusciva a cambiare, e mio correlatore per la tesi, "di esser critica sul Settimanale" dato che gli abbonati restavano da sempre gli stessi. Non solo forse sono anche queste considerazioni come la chiusa sugli "steccati tra i cattolici" ad aver fatto tanto arrabbiare il cardinale Tettamanzi, in proposito v. Pagina In Memoria per la sua visita alla Casa di Riposo dove era mia madre). Anzi ora oso di più: c'è stato a Bobbio dove esisteva un fiorente Seminario un emerito professore latinista, Paolo Todde, che aveva coniato una frase mutuandola da Hobbes ma con variante: "sacerdos sacerdoti lupus".

Riflessione di M.L. Bressani sul Settimanale cattolico

oggi che non mi fa più male e prima non ne ho mai parlato

Inserisco ora questo vecchio testo sulla comunità Boschetto perché vi sono parole forti del cardinale Siri su come si ricostruisce la personalità di un ragazzo sprofondato nel tunnel della droga. Dice: "L'opera del Ceis è la ricostruzione dell'uomo e della donna, che per sua esperienza spesso vale più della prima costruzione stessa , e l'ass0 nella manica per vincere consiste nel servizio dei volontari e nell'amore per i ragazzi.

Chi dei moderni cardinali professorini adusi a comunicati  "politici" e curiali, simili a madonnine infilzate e senza calore umano, saprebbe trovare parole di una tale forza? Ma Siri era stato forgiato dall'esperienza di guerra e dall'esser sempre a fianco veramente del suo gregge e mai con proclami buonisti perché in fondo il Vangelo ce l'hanno fatto studiare. Il nostro mondo ha bisogno di uonini, con una vera coscienza e non succubi di sterili proclami.

Libri ex allievi al D'Oria

Settimanale cattolico 8 maggio 2005

Ancora CIF per i 60 anni a Genova.

Settimanale cattolico 26 febbraio 2006

La libreria si è però trasferita in via Fiasella vicino a via XX e chi l'ha conosciuta continua a frequentarla pur se è in questa posizione un p' defilata rispetto ad una delle più grandi arterie d'attraversamento in Genova come è la XX e con il pregio di tanti negozi.

La figlia Emanuela continua con intelligenza l'opera dei genitori e a me fa venire in mente quel delicato film americano con Meg Ryan che mi pare si chiami C'é posta per te dove si parla di una piccola libreria fagocitata da una grande catena libraria e quindi costretta a scomparire. Ma il calore delle librerie a conduzione padronale  non si deve perdere.  Ka XX Settembre continua ad operare con calore verso il cliente e intelligenza nella presentazione di libri in via Fiasella che è una traversa di via XX quindi non c'è da spostarsi molto per trovarla.

Ricordo quando in piazza Dante c'era la Di Stefano e mio padre mi portava al reparto ragazzi e lì c'era un signore di Trieste che di volta in volta mi metteva in mano qualche libro da "dover" leggere perché irrinunciabile . Più tardi, nel tempo, Minnie Alzona che abitava poco lontano in via Fieschi mi disse appunto che il libraio era triestino e fu lui che al mio primo libro mi consigliò di rivolgermi a Minnie (cosa che  non feci) in quanto" l'unica in Genova in grado di caprimi ed apprezzarmi". Poi con Minnie nacque un bel rapporto di amicizia ma ricordo che i primi inviti al Lyceum li ricevevo tramite Edda Magnaterra che era amica di una funzionaria del Teatro Margherita in via XX cui si rivolgevano dall'Ansaldo per gli abbonamenti alla stagione teatrale. Quindi a questa signora Aurora ero giunta tramite mio marito ansaldino e poi messa in contatto con Magnaterra vedevo Edda volarmi incontro per le scale (ricordo riunioni del Lyceum al grattecielo di piazza Dante) per consegnarmi in busta un invito che poi potevo esibire all'ingresso. E quando con Minnie mi lamentai che mi sembrava una chiusura che al Lyceum si dovesse entrare su presentazione di due Socie e non per i propri meriti di scrittura o comunque professionali, lei mi rispose: "E se ci trovassimo danti una terrorista..." Quella frase però ripensandoci non mi sembra a caso perché forse a quei tempi apparivo un po' troppo controcorrente con i miei scritti, un po' "rivoluzionaria" al punto che un certo Accame alla Bompiani cui avevo inviato un mio testo, mi disse che aveva apprezzato la mia intelligenza ma non credessi di "voler e poter cambiare il mondo". Sono i rivoluzionari a cambiare il mondo o lo si fa più con le piccole opere virtuose giorno per giorno? Diventò il tema del mio testo teatrale più premiato "Ifigenia e Achille".

La Valtrebbia di Giorgio Caproni - Settimanale cattolico 30 giugno 1993 (articolo cui si riferisce la Lettera di Franco Croce Bermondi, 

pagina "Futuro: Libertà o...?")

Inserisco ora il ricordo di Valtrebbia da parte di Giorgio Caproni in un tempo in cui la valle poteva essere meno spopolata ma forse lo era altrettanto e con l'ombra della guerra. Ma è anche il ricordo con le parole connotative del poeta di una delle Valli più belle e più selvagge d'Italia nel senso che nel tempo è rimasta uguale: la Valtrebbia della "tenebra azzurra delle ore antelucane, della pace cristallina degli inverni di neve del bosco insidioso..."

Quel giorno passavo in Valtrebbia diretta a Bobbio, vidi le locandine del Convegno e mi fermai giusto il tempo di scrivere questo articolo per cui poi però il prof. Croce mi invitava a seguire tante inziative dell'Università e mi fece conoscere il prof. Quinto Marini di cui poi ho potuto recensire Frati Barocchi per Archivum Bobiense

Velia Galati Tessiore e la CRI

per i bambini maltrattati- Il Cittadino 22 ottobre 2006

Con questo articolo ricordo Velia Galati Tessiore e la sua lunga opera in CRI quando ai suoi primi passi avendi evidenziato il problema di donne e bambini mlatrattati le risposero che "ciò non esisteva". Ancora più ipocrita d'oggi la società di un tempo, ma qualcosa cambia anche grazie all'opera di donne intelligenti e di buona volontà come Velia. E mi par di ricordare che poco dopo questo 2006 sia anche stata inquisita che è il trattamento che ormai in Italia si riserva a chi fa e quindi dà fastidio rispetto ad una massa di parolai nullafacenti.

Unione Giuristi Cattolici: il domenicano Costantino Gilardi

è interrogato da Giulio Gavotti sui problemi dell'adozione

Sono andate al cuore della relazione, vasta e profonda sulle adozioni, tenuta dal domenicano Costantino Gilardi per I Giuristi Cattolici (UGCI), le domande di  Giulio Gavotti magistrato che ha dedicato lunga esperienza a questo tema.
Di Gavotti è nota l'opera per 'Alpim, associazione che svolge interventi di sostegno per minori in difficoltà e padre Gilardi ha riproposto casi della sua esperienza di psicologo inseriti nel solido telaio del diritto: da quello romano che non cessa di far scuola a quello francese, che dalla Rivoluzione in poi ha compiuto passi importanti, come l'annullamento della incontestabilità nei metodi correttivi del padre fino a introdurre nel 1970 il termine autorità e non più potestà paterna.
La prima domanda di Gavotti è stata se convenga dire al bambino adottato in tenera età che è tale e a questa prima domanda-chiave Gilardi ha risposto con due storie vere.
Un ragazzo, che lo seppe a vent'anni, scappò di casa per non tornarvi più. Il tacere mette in gioco la fiducia, viene scambiato per menzogna. Perciò secondo lo psicologo è bene rispondere al bambino quando chiede, per poi completare i discorso.
La seconda domanda di Gavotti si è appuntata sulla fecondazione eterologa, auspicata per l'interesse della coppia che vuole un figlio (nel caso in cui il padre non sia in grado di dare il seme adatto). Tale prassi però non si occupa del bene affettivo del bambino, che un giorno avrà il problema di conoscere il padre. E potrà succedere in modo lacerante come è stato nel rapporto con la nuova madre per alcuni bambini maschi adottati a 5 o 6 anni. Questi bimbi, uno poggiando la testa sul ventre della mamma adottiva, uno perfino minaccinadola con il coltello, volevano sentirsi rassicurare che erano usciti di lì, da dentro di lei. Anzi un bimbo parlava all'assistente sociale della mamma di prima come "malata", finché non disse che era "morta". Non era vero ma gli costava troppa fatica mettere insieme due madri. Nella sua evoluzione psicologica l'adottivo spesso sente un senso di colpa per aver "abbandonato" i genitori. La colpa investe i genitori adottivi per aver portato via il bambino ad altri, per aver voluto un figlio a tutti i costi. Se si aggiunge il loro atteggiamento spesso riparativo, che rischia di instaurare un rapporto dove tutto è dovuto, l'adottato da adolescente incomincia a domandare, si ribella, cerca la famiglia naturale, finché la trova. Perciò in Francia distruggono i documenti riguardanti i genitori biologici.
"Ma la ricerca della 'vera' madre (o padre che è la stssa cosa) - ha osservato Gilardi - è un falso problema. E' come nella scelta della moglie: uno ha tanti buoni motivi, ma non bastano finché non decide. Decidere è l'atto che crea qualcosa che non c'è. La madre diventa tale, quando il figliolo decide. Il meccanismo è reciproco, come nel caso di una padre adottivo di fronte ad un figlio tossicodipendente, quando disse alla moglie che voleva rimandarlo in istituto e lei replicò: "No, resta, è nostro figlio".
Non a caso, nel diritto romano arcaico il padre riconosceva il figlio con l'atto simbolico del "tollere liberum", che poteva riguardare il neonato partorito dalla moglie o un illegittimo: una paternitàò psicologica.
Se Gilardi si è comportato da "avvocato del diavolo", in quanto ritiene frettolosa la prassi d'adozione (meglio un affido e poi il passo successivo), anzi per il bambino caratteriale ritiene una comunità migliore della famiglia, ha concluso con parole di speranza Giovanna Galeppini, presidente dell'Unione Giuristi Cattolici: "Tanti i bimbi soli, molti in Russia, Paese con cui è avviata una collaborazione. Perciò avanti con le adozioni nonostante le difficoltà!"
                Maria Luisa Bressani
 

Ancora Libri ex allievi al D'Oria tra storia del Liceo (Bianca Montale), fede (Flavio Peloso-Elio Ferronato su Gaspare Goggi "tempra di Santo" per don Orione) e storia economica (Gianni Marongiu).Il Cittadino 11 giugno 2006

Al Lyceum un libro importante: Storia della psichiatria a Genova

di Paolo Francesco Peloso

Settimanale cattolico 25 gennaio 2000

I "miei" Giuristi cattolici:Padre Adolfo Bachelet al Quadrivium

su tutela dell'imputato Il Giornale 17 aprile 1986

Questa è stata la mia prima volta ai Giuristi cattolici: motivo? Ero sconfortata dal terrorisimo, mi sembrava impossibile che per le vie della città si ammazzassero persone inermi e per motivi politico-ideologici: era una barbarie. Non solo, il mo giornalismo come ricordo anche nella pagina finale "Futuro: Libertà o...?£" è nato come reazione ad una questione di mala giustizia: un uomo perbene idagato per omissione di atti d'ufficio (era un direttore e quindi "non poteva non sapere"), quindi per favoreggiamento e il dipendente che avrebbe favorito fu anche incarcerato per poi essere assolto perché nulla aveva fatto e di conseguenza assolto anche il direttore, di un ufficio modello e persona del tutto perbene, perché "il fatto non sussiste". Ma quei giudici frettolosi gli avevano rovinato carriera, salute della famiglia e vita. L'uomo diceva: a sera dormo tranquillo, mentre del giudice del faldone di tante pagine dicono che dorme seduto per i dolori o la "cattiva coscienza" aggiungeva lui. E c'erano stati tre giornalisti di 40 articoli con fango e balle perciò decisi di scendere in campo per non fare mai come loro, per tenere la penna pulita.

Quella prima volta dai Giuristi cattolici imparai e immagazzinai, però mentre riprendendo l'articolo credvo di ritrovarvi quella frase di Aristotele citatata da un giurista "la giustizia è una virtù che brilla più della stella del mattino" mi sono sbagliata e l'ho sentita in una riunione successiva.

A farmi proporre di scrivere l'articolo al Giornale era stato il richiamo del nome Bachelet. Padre Adolfo, gesuita, era fratello di Vittorio. Questi, iscritto all'Azione Cattolica fin da ragazzino con tesi nel 1947 su "I rapporti tra lo Stato e le organizzazioni sindacali", poi professore universitario all'Università di Pavia, di Trieste e poi dal 1974  ordinario di Diritto pubblico dell'economia presso la Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma. Nominato da Papa Giovanni dirigente nazionale dell'Azione cattolica e da Paolo VI presidente generale per rinnovare l'Azione cattolica ed attuare il Concilio.

Il 12 febbraio 1980 viene assassinato sulle scale della Sapienza mentre stava parlando con Rosy Bindi dalle Brigate rosse. Alla cerimonia funebre il figlio Giovanni invoca anche il perdono per i terroristi e per queste sue parole 18 di essi scrivono dal carcere a Padre Adolfo dicendo: " La vita ha trionfato sulla morte e noi siamo stati davvero sconfitti nel modo più fermo e inequivocabile". Padre Adolfo sarà in contatto con più di 200 terroristi in carcere convertendone molti e facendo da tramite con le loro famiglie.  Scrisse per l'Editore Rusconi (1989) Tornate ad essere uomini e pubblicò un altro libro in cui tesseva un eleogio dell'ottimismo e a chi gli chiedeva il perché rispondeva: "Sono andato scoprendo lungo gli anni la grande quantità di bene che esiste in questo mondo".

Dai Giuristi che presi a frequentare conobbi ottime persone come Giulio Gavotti e la moglie Luisa, l'avvocato Roberto Revello, Mimma Guelfi, l'avvocato Bruno Ferrari, l'indimenticabile Giovanna Galeppini, Camillo Belfiore, Giuseppe Amadeo, e tra i giovani Annamaria Panfili e Padre Mauro De Gioia che divenne consigliere spirituale dell'UGCI.

Quante belle ed elette persone pur se non ricordo i nomi di tutti. Imparare per capire significa poter ritornare ad altri quel dono ricevuto.

Maltrattamenti ai bambini da Più sussidi alla realizzazione

di opere sociali Il Cittadino 9 aprile 2006

 

      
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