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20. INDICE INDUSTRIA

 

Silvio Vignetta    - Una lunga vita - Il Giornale 29 agosto 2010

Funzionari del Ministero dell'Industria di Egitto, 18 marzo 1919, terzo seduto da destra Augusto Vignetta papà di mia suocera Lidia e direttore generale di quel Ministero

XXXIX Cammeo. Marco Doria storia dell'Ansaldo (Franco Angeli Editore, 1990)  Storico o sindaco?

Fondazione Ansaldo  - Guida 2012 Il Gornale 1 aprile 2012

Ansaldo La Cineteca  1908-2010 Inventario il Giornale 9 novembe 2012

Emanuela Mortari e Marco Salotti MediCine (Villa Montallegro- Un'eccellenza e grande Industria nel campo sanitario) 2012

Mostra sulle riparazioni navali - Corriere Mercantile  14 ottobre 2000

Xl Cammeo: Come s'impagina ai giornali, cosa che potrebbe essere "arte",

mentre spesso è mal fatta, fin offensiva per argomenti e foto accostati.

Cesare Musso - un tubista - poesia "La sigaretta" (datami alla nostra riparazioni navali 14 ottobte 2000)

Nino Penco "Alla mia cara panciona"

La Job che faceva cartine di sigarette . Caso Cartind: Crisi o fine speculativo  Settimanale cattolico 6 agosto 1987

XLI Cammeo : 1991 e 1992 Alluvione a Nervi

Foto alluvione

XLII Cammeo: Le consulenze milionarie per Studi (agli amici degli amici)

senza metterli in pratica (cosa più cosruttiva).

La puzzetta sotto il naso e l'occupazione di posti di potere di certa Sinistra-

Capolungo: Rivi pericolosi Il Giornale 6 ottobre 1991

Nervi ha paura e chiede immediati interventi il Giornale 9 ottobre 1991

Le fabbriche alluvionate dal torrente Nervi: le tre insediate alla Vecchia Fornace Il Giornale 6 marzo 1992

1) Garelli

2) Petroleum Technical Company

3) Fabbrica di divani: un milite ignoto della mia memoria

 Non profit come aziende: investiamo nel Volontariato Un libro di Giorgio Fiorentini. CSN giugno 1994

Vittorio Malacalza un imprenditore bobbiese di talento: "L'Industria genovese manca di progetti

e amore per il rischio" Il Giornale 13 novembre 2009

Foto della Statua di S. Colombano dello scultore Groppi dbata da Malacalza all'Abbazia

e nel senso di onore ai genitori di fianco Cartolina  inviata a mia madre. Mère et enfant di Renoir del 1881 (si fa quel che si può)

Archeologia Industriale. Mostra e Convegno alla Commenda di Pré Il Giornale 30 gennaio 2011

LU e SAIWA. I buoni biscotti: Manifesti Settimanale cattolico 20 settembre 1990

Arte dolciaria a Genova: I bei nomi: Preti, Saiwa, Dufour, Kalinguti, Romanengo, Vedova Romanengo, Rossignotti, Panarello, Grondona  Il Cittadino 24 dicembre 2006

Lettere al Giornale dell'ing. Roberto Lauro  (18 febbraio  gennaio 2013) e del figlio Mario (15 febbraio 2013) su "chi distrugge le idustrie e crea disoccupazione e disperazione: le toghe rosse".

Luisella Ferro I Nomadi telematici, sua tesi di laurea, art. sul Corriere Mercantile il 18 novembre 1999

Staglieno: In crisi il lavoro dei marmisti Il Giranle 31 ottobre 1985

Francesco Alberoni: messagio di solidarietà agli imprenditori (nel boom di suicidi e di imprese che chiudono) Il Giornale  7 maggio 2012.

Un sorriso per tutti dai giovani imprenditori di Assolombarda Settimanale cattolico 28 dicembre 2003  Chi L

Un aneddoto di vita vissuta all'Ansaldo: l'ing. Mazzini e l'ing. Garibaldi 

LettLettLe

Chi distrugge Chi

   

Silvio Vignetta Una lunga Vita

“L’unico al mondo che riuscì a vendere il ghiaccio agli esquimesi” così Giulio Tamaro, triestino e grande patriota, battezzò Silvio Edgardo Vignetta, anche l’uomo “migliore per le iniziative dell’azienda”, quello che “fabbricava  soldi”. Silvio, a 90 anni, ha appena fatto stampare Una lunga vita, destinato agli amici e ai tre nipoti (silvio@osten.it).

Libro interessante per quattro aspetti: la storia nel dopo-guerra di piccole, medie imprese italiane e per gli scambi commerciali con uno sguardo a tutto il mondo con usi e costumi (parte affascinante!). Se fossi un editore che rilancia il libro, suggerirei all’autore d’iniziare da pagina 150 (circa la metà delle 361). Ma c’è chi amerà la parte precedente, uno spaccato su Port Said, Port Fuad, Alessandria d’Egitto dove il padre fu responsabile dell’elettrificazione dal Canale di Suez e Silvio si occupò dell’elettrificazione della linea ferroviaria Cairo-Helhouan. Commuove in quarta di copertina la testa di negretta scolpita in un tronco da italiani, con lui nel 1940 al “Fayed”; con tanta umanità ricorda vita e compagni nel campo di concentramento inglese.

Per l’aspetto di frequentazioni illustri piaceranno gli anni al Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri di Torino dove ebbe compagno di camerata Paolo Brichetto, un “Principe degli Studi”, qualifica attribuita  agli alunni più bravi che avevano diritto ad un quadro a busto intero sulle pareti del Collegio. Convittore, oltre a tanti rampolli di industriali, i Marzotto, Gallo, Erba, anche Benito Albino, figlio di Mussolini e Ida Dalser, un’estate in vacanza con Silvio.

Per me le pagine più affascinanti sono dalla 150 sul crescere della nostra industria. A Tamaro, con cui Silvio lavorò per 23 anni, nel ‘40 Cesare Rossi, presidente Federazione Fascista dei Commercianti, affidò le vendite all’estero delle giacenze di tessuti bloccati presso grossisti. A Milano, nel dopo-guerra, Tamaro con l’aiuto di un amico, l’architetto Giò Ponti, ristruttura come sede dell’azienda, nominata “ESSE” (Ente Specializzato Servizi Esportazioni), il palazzo bombardato del Conte Perego, in via Borgonuovo. Suggestiva la città dei luoghi di ritrovo Peck, Cova, Sant’Ambreus, Savini delle pp.154/55! Nel ‘51 quando vi entra Silvio l’azienda ha 36 persone, nel ‘71 tremila dipendenti. Affascina l’Italia sconfitta, ma creatrice del miracolo economico. Erano tempi che se telefonavi, aspettavi la linea mezza giornata. La soluzione è: “Prendi l’aereo, vai, discuti, concludi, torni”.

La Tamaro inizia con gli imballaggi: il cartone, troppo pesante, è sostituito dalla carta paglia, l’Italia però non esportava carta, perciò si alleano con Olandesi esportatori. Frana la diga dello Zuiderzee e il mare invade le pianure olandesi ricche di grano e paglia, allora Silvio, a Londra, si accorda con la NORGE, di proprietà di un norvegese, perché l’Italia, unico produttore di carta paglia rimasto sul mercato europeo, non aveva i macchinari adatti. Nel ’51 questo proprietario inglese, in visita a Milano, chiese in un negozio se poteva comprare “più di una camicia” perché noi, gli sconfitti, avevamo merce in abbondanza, mentre a Londra questa era ancora contingentata.

Alla Tamaro si scopre che una guaina di carta paglia per le bottiglie ne previene le rotture, alla Tuborg e alla Carlsberg, Silvio si diverte a dimostrarlo lanciando contro le pareti bottiglie di birra così rivestite. Dopo questa alleanza, prova in Olanda con la Philips per le lampadine. Intanto i canadesi scoprono la “Semichimica” tipo di carta più economico, ma amici olandesi lo informano che in India e Africa si usano nei mercati vecchi giornali come carta da impacco, anzi in Somalia usano solo la “Resa rosa” che viene dall’Inghilterra dalle copie invendute del Financial Times. In quel ‘52/’53 gli sport riprendevano alla grande e Silvio si accaparra le rese della Gazzetta dello Sport che sta aumentando la tiratura. E leggere bene a pagina 163 come “si sconfiggevano” sul mercato gli inglesi del Financial, altro ché stare sull’attenti davanti ai giornali stranieri come ora si vorrebbe per i commenti politici “cari alla sinistra”!

Silvio alla Tamaro continua con le cucine Juno, la stufa Becchi che furoreggia in Romagna, i macchinari per le lavanderie industriali: è un impero industriale (Confitex, Irvel) e spopola il motore da fuoribordo MAC Wankel 10. Licenziato dopo un infarto, Silvio si mette in proprio: prefebbricati Socomet, la SVI commissionaria per esportazione di mobili d’ufficio in Medioriente, utilizzo nelle lavanderie dei primi metodi (pomice artificiale) per “lo sbiancamento” dei jeans denim. Silvio conclude l’attività con tre consulenze per l’antico datore di lavoro e amico Tamaro di cui lascia un commosso ricordo in morte, nel 2002. Tra le sue iniziative, mi preme finire con parole sue sulla Icematic, diventata la n.2 al mondo: “Mio fiore all’occhiello l’aver venduto le macchine per fare il ghiaccio agli esquimesi a nord di Kiruna, oltre la cerchia polare artica”.

In questa storia industriale anche quella di famiglia: l’innesto dei Vignetta con i Ferrero di Savona per il matrimonio della cugina maggiore Lidia. Del cui marito Cesare, Silvio ricorda l’abitudine, fatta sua anche da lui, di dire in preghiera comune “un grazie” prima di ogni pasto. L’italianità di famiglia brilla in confronto ai costumi di 54 tra Paesi e luoghi noti dove l’autore soggiornò per affari.

                    Maria Luisa Bressani

 

  

Ho voluto cominciare questa pagina con il ricordo di Silvio Vignetta cugino primo di mia suocera Lidia e che in Egitto fu in giovinezza amico del padre del bravo giornalista Marcello Foa: Silvio, un grande gentiluomo che sono felice d'aver conosciuto.

In un'altra pagina quella dedicata alle "Donne (scrittrici, giornaliste, ecc.)" ho messo la recensione ad un libro della sua seconda moglie: Grazia Zerbi, ottima scrittrice che ha ancora la passione della pagina scritta bene e la sa costruire bene.

Il padre di mia suocera Lidia in Egitto era direttore generale del Ministero dell'Industria, il fratello Lorenzo padre di Silvio compì l'elettrificazione del Canale di Suez

Memoria e futuro sono centri ideali  della “Guida 2012” di Fondazione Ansaldo, che ha come presidente Luigi Giraldi.

Memoria. Nel 1853  nacque la società in accomandita semplice “Giò. Ansaldo & C.”, orientata alla costruzione e riparazione di materiale ferroviario. Collaborarono a costituirla Giovanni Ansaldo, Raffaele Rubattino, Giacomo Filippo Penco, Carlo Bombrini, esponenti di punta dell’economia genovese. Anche lungimiranti benefattori della comunità genovese perché avviarono “un saper fare” che il livornese Caproni individuò come carattere principale della nostra città: “Genova d’uomini destri,/ Ansaldo, San Giorgio, Sestri”.

Alla nascita la società impiegava 10mila dipendenti in sette stabilimenti; nel primo ventennio del Novecento, guidata da Ferdinando Maria Perrone e dai figli aveva 80mila addetti e decine di stabilimenti. Il capitale sociale negli anni della I Guerra mondiale crebbe da 30 a 500 milioni di lire. Poi, nel tardare della riconversione postbellica, si rese necessario l’intervento di un consorzio di salvataggio promosso dalla Banca d’Italia, con allontanamento dei Perrone e passaggio al controllo IRI. Nuove commesse belliche arrivarono con la II Guerra mondiale e una crescita da 22mila dipendenti a 35mila con Agostino Rocca come amministratore delegato. Nel ’48 la gestione andò alla società finanziaria Finmeccanica; nel ’66 le attività navali passarono all’Italcantieri di Trieste; negli anni Ottanta l’Ansaldo è il principale gruppo termoelettromeccanico italiano, nel ’93 viene incorporata in Finmeccanica SpA.

Dal ricupero degli archivi aziendali questa in sintesi la storia narrata nella “Guida 2012” della Fondazione.

Per chi è appassionato esistono nove volumi di Storia dell’Ansaldo (Laterza) curati da Valerio Castronovo a partire dal ’94 per il 140° anniversario; però  cambiano i modi di apprendere e oggi si può farlo, a tutto campo, presso la sede della Fondazione in Villa Cattaneo dell’Olmo (vicino al convento benedettino di San Nicolò del Boschetto). Sono 1300m2 di laboratori, depositi, aule informatiche, auditorium, sale studi con sistemi di videoconferenza, masterizzatori DVD e CD, telecamere, schermi e monitor, lavagne interattive touch screen, moviole, ecc. Per una visita virtuale, il sito: www.fondazioneansaldo.it.

Futuro. L’Ansaldo è la lunga storia degli uomini che vi hanno lavorato e delle  famiglie che li hanno sostenuti, una gran parte dei genovesi. Sarebbe stato far loro torto se la Fondazione si fosse impaniata nel ricordo, mentre si proietta verso il futuro. Cicerone diceva che gioia del vecchio è veder crescere alberi che ha piantato non per sé ma per figli e nipoti, così in un’azienda con il lavoro di tutti si sono piantati alberi: tecnologia, competenze, eccellenze.

Il futuro sta anche in attività avviate dalla Fondazione come ci ricorda lo Statuto (riportato a fine Guida). “Finalità”, il secondo articolo, ha in programma: “Solidarietà sociale nei campi della promozione culturale e artistica, dei servizi culturali, dell’alta formazione manageriale e professionale”.

La commissione scientifica, istituita allo scopo, ha avuto - punte di diamante - due ricerche: Lo Stato da gestore di grandi imprese a referente nel loro governo di Giangiacomo Nardozzi con quadro giuridico di Sergio Maria Carbone; Regioni e macroregioni  nel cambiamento economico: il Nord Ovest italiano e l’Italia meridionale di Lorenzo Caselli, Marco Doria, Massimo Lo Cicero. Pubblicate da Fondazione Ansaldo Editore hanno avviato la collana Studi e Ricerche.

Quanto alla messa in pratica, la Fondazione ospita Corsi e Master di Finmeccanica e Società del Gruppo, dà supporto logistico-organizzativo per attività formative.  Impegnata in master universitari per la sicurezza di trasporti e infrastrutture (tra i Diritti Umani il terzo, la Sicurezza, è oggi il più pressante), ha pure dedicato attenzione al nuovo di contesti produttivi e mercati. Fiore all’occhiello il “Master International Business Leadership” con stage all’estero per sviluppare competenze manageriali necessarie ai mercati internazionali.

Il Patrimonio di Archivi e Fondi.

“15 km di documenti societari, contabili e amministrativi” così è presentato, con efficacia visiva, il patrimonio della Fondazione, diventata cuore di raccolta per l’industria.

Oltre ai quattro Inventari pubblicati (“Finmare”, “Gerolamo Gaslini”, “Francesco Manzitti”, “Perrone”), nelle pagine dedicate ai “Fondi” è tutta una suggestione di rimandi a chi ha fatto la storia cittadina: Banco di Chiavari e della Riviera Ligure, Borsa Valori di Genova, Costa (crociere), Dufour (azienda dolciaria), Finmare, Ilva, Finsider, Italsider... Ci esalta il ritrovare agganci in tutta Italia della cultura del saper fare partita da Genova, dal Fondo Patrone (cantieri navali di La Spezia e Livorno) al Fondo Italtrafo (produzione elettromeccanica a Napoli e Pomezia).

Nella Cineteca, a ricordarci che i film sono stati gran veicolo di conoscenza, troviamo il Fondo Elettra Film, società cinematografica attiva dal 1950 al 2005; nella Fototeca il “Laboratorio Fotografico Campostano” ha il Porticciolo di Nervi, nel 1901, come “prima foto”.

Nel capitolo “Fonti orali”, il paragrafo “Ragazze di fabbrica” ridà voce alle maestranze femminili nel ponente genovese, anni Trenta-Cinquanta: in 10 DVD sono quasi 8 ore.

Tanti ricordi e speranze in questa “Guida 2012”: da tenere in Biblioteca, ma anche da leggere e rileggere per capire la storia dei “padri” in Genova.

                        Maria Luisa Bressani

 

 

 

Guida 2012 Fondazione Ansaldo

La cineteca.1908-2010.

Inventario - Ansaldo

La cineteca. 1908-2010. Inventario, (sesto titolo della collana “Strumenti”, Microart, Recco ottobre 2012), appare un volume indispensabile per accedere alla grande raccolta cinematografica che la Fondazione Ansaldo ha acquisito attraverso fondi, donazioni e depositi. Un materiale in archivio di 6mila unità: 3805 pellicole, 1547 videocassette in originale, 37 nastri da un pollice. E’ memoria importante per il presente e il futuro, perché da “film in progress” offre una rilettura con sguardi diversi da quelli d’origine.

Come si possa fare la rilettura lo spiega Marco Salotti nel primo dei saggi introduttivi con il confronto Rex/Conte di Savoia. E’ stato docente di Storia e Critica del Cinema all’Università di Genova e l’Inventario della Cineteca contiene anche la sua interessante “Raccolta Salotti, 1938-‘87”. “Ad inizio del secolo passato, in anni in cui il prestigio transatlantico si rivelava assurdo per la crisi delle linee passeggeri verso le Americhe – spiega il docente - il Rex rappresentò la competizione della cantieristica navale genovese  con quella triestina del Conte di Savoia; la concorrenza tra la Navigazione Generale Italiana e il Lloyd sabaudo; l’Italia nazionalista di Mussolini contrapposta alla sabauda; la diversa concezione d’arredo nel Rex fastoso  e il moderno Novecento del Conte di Savoia”.

Un altro esempio di rilettura riguarda i giorni attuali. Nei documentari dell’Italsider-Ilva Salotti ci ricorda che il nuovo stabilimento siderurgico di Taranto con la sua ricchezza di lavoro doveva attuare un’emancipazione della società e dei comportamenti nelle zone depresse del Sud. “Contadini, pescatori, vasai, contrabbandieri di sigarette  con la dignità di un lavoro non precario avrebbero conosciuto l’appartenenza all’azienda, percepito lo stabilimento come una patria ritrovata. L’operario del Sud avrebbe avuto l’utilitaria (il sogno di allora) come al Nord”. Il film che racconta questi obiettivi Il Pianeta d’acciaio (1962) era diretto da Emilio Marsili e scritto da Dino Buzzati. Mentre ora le accese controversie - in un furore iconoclasta e talebano!- butterebbero con l’acqua sporca (l’inquinamento) anche il bambino. Mentre dalla Cineteca balza dal cinema industriale l’evidenza di aziende liguri protagoniste dello sviluppo economico italiano, che ha dato lavoro,  benessere, orgoglio d’esserci ai tanti. Ansaldo e Ilva leader in settori strategici: meccanica, elettromeccanica, cantieristica, siderugia e centrali elettriche.

Nel “Fondo Ilva” (282 Unità) suscita emozione leggere: “Le ossa del cemento”, “Lamierino su misura” (gli svariati impieghi dall’edilizia, all’architettura, all’arte del lamierino d’acciaio prodotto dall’Oscar Sinigaglia di Genova e l’Italsider di Taranto), “Sopraelevata, una strada d’acciaio”, “Paolo VI all’Italsider di Taranto nel 1968 per la Messa di Natale”. E ancora: “L’Italia vista dal cielo. Liguria”, regista Folco Quilici, che ci rimanda ad altre eccellenze: il nostro paesaggio, i nostri prodotti. Sono quelle espresse nella “Raccolta Salotti” in cui i 12 filmati, accomunati dal concetto “vedere è progredire”, ci parlano della XIII Mostra Internazionale di bovini a Ferrara come del Congresso Internazionale di pomologia a Bari o con il titolo “Good-bye...!” della Regione Friuli.  La sesta Unità, “Spezzoni”, è di Andrea Miano che fondò la San Giorgio Film di Genova e la International Film Ligure: un tempo la Liguria non era solo set privilegiato di film, ma ne produceva. Rimando anche al Fondo “Elettra Film, 1957-’90”, 33 Unità. Non solo, questa rilettura del passato passa attraverso il ricordo di persone.  Nel “Fondo Ansaldo”, l’ingegner Milvio, un nome per tanti altri di manager perbene, anche cultore della Flora ligure, in un filmato della sua Conferenza alla Camera di Commercio nel 1978.

E’ chiaro che nel “Fondo Ansaldo 1910-2010” c’è tutta la storia della nostra siderurgia e cantieristica a partire da un primo titolo per la Colonia estiva di Rovegno a concludere, dopo altri 234, con la centrale elettronucleare di Caorso, con “Nucleare oggi e domani” (speranza affossata).

Tutte le acquisizioni della Cineteca sono ricordate nel saggio introduttivo di Annalaura Burlando che elenca quelle industriali (Ansaldo, C.G.E., S. Giorgio, Costa, Fincantieri, Ilva...) e nelle 325 unità archivistiche disponibili ricorda il “Fondo Castellani-Setti (città di Genova e New York, 1929-‘36)”, il “Fondo Cavo 1920-‘70”, costituito per tramite dell’Associazione Benedicta,  con scandaglio  in Liguria e Piemonte di  valli e resistenza. Vi ritroviamo “l’Ave Maria Montanara” come “Il Giorno della Liberazione di Voltaggio”.  La cultura non è acqua e gli ultimi cognomi da me citati (se non è omonimia) ricorrono ora ben affermati nel campo dell’informazione. Tra quelli che hanno avuto credito nel recente passato ne ricordo uno: il giornalista cattolico Armando Miano che scriveva per questo Giornale seguendo la Provincia come allora facevo io per altra testata e un giorno disse: “Questa Presidenza è il nulla, vado a scrivere ciò che qui non si è detto!”

Concludo con un nome caro ai lettori d’antan di questo Giornale: Sergio Ricossa, professore di Economia, ricordato nel terzo dei saggi introduttivi “Comunicare per spiegare” di Giovanni Zanetti (Università di Torino), che ritiene fondamentale la sua Storia della Fatica. Ricossa vi ha descritto la lotta dell’uomo per conseguire possibilità di vita dignitosa. Pur ricordando di Ricossa altri testi “cult” come Straborghese (se l’intellettuale di sinistra “lo conosci, lo eviti”), estrapolo due frasi –attualissime!- dal suo Manuale di Sopravvivenza a uso degli Italiani Onesti, in cui riprende parole di Prezzolini del 1917 sull’italiano “fesso”, ma sinonimo di “onesto”. Scrive Ricossa: “In politica è fesso-onesto chi non si avvale del denaro di nessun partito straniero o italiano”; “Devi ricorrere ai tribunali solo quando sai di aver torto. Il giudice potrebbe facilmente sbagliarsi e darti ragione”.

                       Maria Luisa Bressani

MediCine

di Emanuela Mortari

e Marco Salotti

MediCine di Emanuela Mortari e Marco Salotti, edizione fuori commercio a cura di red@zione per i sessant’anni dalla fondazione della Casa di Cura Villa Montallegro,  è un’agile enciclopedia medica da mettere nelle proprie case e tenere in gran conto. Un “must” il farlo in quanto nessuno consulta mai uno dei consueti volumi di tal tipo. Chi sta male o vorrebbe scoprire indizi sul malessere con l’enciclopedia medica scopre di aver anche 2il ginocchio della lavandaia” (ricordate la battuta in Tre uomini in barca?). Invece questo testo è piacevole e istruttiva lettura che accompagna dall’A alla Z ogni malattia o disturbo a partire da “Aids” per concludere con “Virus”. In dieci righe spiega di cosa si tratta, facendo seguire una spiegazione più ampia sul tema  attraverso film “cult”. In fondo al libro, di  130 pagine, sono ricordati 206 film (citati nel libro) con la locandina che li lanciò: un amarcord del nostro immaginario  perché la cinematografia più d’ogni mezzo di comunicazione ha alfabetizzato il Novecento e l’effetto continua.

E’ vero che s’incomincia con una Prefazione alquanto inquietante di Francesco Berti Riboli, imprenditore che non ha mai smesso di essere medico, con parole che rimandano nella loro sostanza alla copertina dove i medici ci appaiono “spaventosi” come li vede il paziente in  sala operatoria.  L’imprenditore, che non ha smesso di essere medico,  si confessa a noi come uno stakanovista del lavoro usando  il termine workaholism, coniato in America per chi ne è dipendente (come dall’alcolismo). Per scovare con certezza il significato del neologismo non mi sono serviti i miei tre vocabolari di lingua inglese (antiquati, incluso il salvifico e tascabile Collins) e l’ho  scovato su Internet. Non solo, questo cinema, che Berti Riboli ci ricorda, è proiezione in un futuro già qui, che stiamo vivendo. In questo futuro-presente i confini tra scienza a salute, tra bene e male, sono l’eterna voglia dell’uomo di superare come Ulisse sempre nuove Colonne d’Ercole: al riguardo, il libro di Jeremy Rifkin, Il secolo Biotech. Il commercio genetico e l’inizio di una nuova era, traduzione dal suo in inglese Who should play God?. L’approfondimento a questo tema, al confine etico di cui il cinema ha mostrato superamenti e trasgressioni si esemplifica nell’Introduzione di Marco Salotti, docente di Storia e critica del Cinema all’Università di Genova, che si occupa della Cinetaca della Fondazione Ansaldo, che ha curato i volumi dello Stabile di Genova in collaborazione con Ivo Chiesa, che ha voluto sperimentare l’arte in campo con le sceneggiature di “Maciste” e “La Colonna”. La sua “passeggiata educativa”  tra film celebri inizia con “Tutti dicono I love you” di Woody Allen (una ragazza ingoia l’anello di fidanzamento nascosto in un dolce e quando la passano ai raggi X nasce la discussione sulla preziosita dell’oggetto con le ipotesi sui carati). Fin qui siamo nel comico paradossale per venir  catapultati in “Frankestein” o “Jekyll e Hyde” o “La fuga” (dove ad Humphrey Bogart, detenuto evaso, viene rifatto il volto e pensate ai misfatti d’oggi della chirurgia estetica).

Il titolo dell’Introduzione è “Nobody is perfect”, parole di Jack Lemmon nel tango finale di “A qualcuno piace caldo” quando al magnate americano che vorrebbe sposarlo confessa: “non sono una donna” (impedimento oggi superato).

Una ricerca a quattro mani quella di Salotti, agile, istruttiva, divertente, ma per riflettere, compiuta con  Emanuela Mortari. La giornalista cura gli spazi di cultura e spettacoli di Radio Babboleo ed ha pubblicato diversi libri con Redazione, l’ultimo nel 2010: Confesso faccio politica.

MediCine - rileva Salotti - nasce da un presupposto:  “Forse non è mera coincidenza che la scoperta dei raggi X da parte di Roetgen sia avvenuta nel 1985, l’anno in cui i Fratelli Lumière inventarono la macchina da loro chiamata cinematografo. Radiologia e  cinema rivelano il dentro e di fuori di noi, su lastre fotografiche illuminate dalla luce”. E questo viaggio nel noi, dentro e fuori, con una guida  divertente, inquietante, colta ci sembra ottima cosa.

                           Maria Luisa Bressani Ferrero

 

Non stupisca l'aver inserito qui la recensione al libro MediCine del prof. Salotti, anche autore di Cineteca Ansaldo perché pure la Clinica  Montallegro è una fiorente industria in Genova.

Quindi inserisco una Mostra sulle Riparazioni navali (articolo del 14 ottobre 2000 Corriere Mercantile): è la grande Genova del Saper fare.

Quindi passerò a parlare di altre industrie:  dal caso Ilva a quelle che ho visto morire in Nervi. Dalla Job, all'Aura, (di cui però ho scritto altrove e precisamente alla pagina "Terre, Liguria"  sotto il titolo "Chiude la Marinella"), a quelle alluvionate lungo il torrente Nervi dove non dimenticherò mai di aver visto il proprietario di una fabbrica di divani piangere davanti a me cronista in quanto aveva perso il lavoro d'una vita. Non ritrovo l'articolo a lui dedicato perché è una costante del mio modo di essere di privarmi talvolta anche di cose per me importanti, in questo caso quell'articolo vissuto per farne dono a chi poteva trovare comprensione e conforto nelle mie povere parole e magari per fretta o per il pensiero che nessuno poi di quelle parole in un futuro ne farà conto o le ricercherà senza nemmeno farmi una fotocopia.

Non solo, e questo al confronto, è solo un piccolo dolore la bellissima foto che scattai spenzolandomi sulle acque vorticose del torrente al di fuori della zona transennata, quindi sul terreno fangoso e scivoloso considerato zona  di pericolo, al Giornale di quel momento venne pubblicata non con il mio articolo ma insieme a quello di un altro cronista, un ragazzo che poi non so dove sia finito e se abbia continuato a fare il giornalista. Piccoli dolori del mestiere!

Mostra sulle Riparazioni navali ottobre 2000

La lunga prima colonna dell'articolo sulla Mostra delle Riparazioni navali finisce con "insieme a scambiare qualche parola" e le altre due colonne riguardano il Teatro di Bagnara quindi  poco pertinenti alla vita da me descritta attraverso la Mostra.

Le pagine di un giornale talvolta obbediscono più al contingente che alla logica di ciò che è appropriato mettere insieme. Ricordo quando un mio articolo sull'apertura del Museo Diocesano di Genova al Giorno (dove pure c'era molta attenzione all'impaginazione) fu affiancato alla foto di una ballerina nuda ( e d'altra parte molti quadri sacri abbondano di belle nudità). Mi toccò ritagliarlo, incollarlo su carta bianca e fotocopiarlo per poterlo dare a chi mi aveva dato le informazioni, ossia al conservatore e forse alla professoressa Terminiello che ne aveva spiegato i pregi e le ricchezze all'inaugurazione.   Ho messo invece il mio articolo sul  Teatro religioso di Mario Bagnara alla pagina "Religione".

Sempre dalla Mostra ora la poesia La sigaretta del tubista Cesare Musso che mi diede in quell'occasione e allora non potei pubblicare come non mi riuscì di far pubblicità a una bella raccolta di poesie di un saldatore in Porto, Nino Penco di cui metto ora quella che dedicò alla moglie Isa quando aspettava la prima bambina e in seguito ebbero anche un bimbo: poesia di affetti profondi queste del signor Penco e anche spesso con un colpo di allegria, di umorismo.

Quanta poesia nelle anime semplici e  la poesia è un dono per pochi!

Invece l'unico operaio che ebbe fama era in Ansaldo, viziato e coccolato dai salotti genovesi e da giornali pur se parlava della mensa ansaldina come di un luogo dove davano la "sbobba" e questo non era vero, non era giusto, ma si sa se non si protesta guai: bisogna essere sessantottini nell'anima e nel fare o grillini del tipo più risentito e allora qualcuno ti esalta sempre.

Da notare che sotto queste due poesie di cui la prima riguarda appunto le sigarette riporto un articolo sulla Job di Nervi che produceva cartine da sigarette, che poi diventò Cartind e poi dovette chiudere: caso esemplare della chiusura successive di tante aziende per cui sempre si ipotizza qualche speculazione mentre spesso sono solo i tempi che cambiano e richiedono adeguamenti

XLI Cammeo: 1991 e 1992 ALLUVIONE a NERVI

Queste foto riguardano l'esondazione del Torrente Nervi il 29 settembre 1991, e i primi due articoli entrambi sul Giornale riguardano prima Capolungo con fuoriuscita di rivi non puliti e la settimana dopo -il 29 settembre '91 - l'alluvione con straripamento del Nervi con danni  testimoniati in foto.

Il signore che inizia a parlare sulla furia d'acqua a  Capolungo, Gino Mazzocchi, l'anno dopo è a capo del Comitato spontaneo che con le sue proteste e richieste è interlocutore del Comune per il nuovo disastro del Torrente Nervi (ottobre 1992).

Nel disastro del '92 furono alluvionate  tre fabbriche insediate alla Vecchia Fornace.

Ricordo bene le lacrime del proprietario di una fabbrica di divani che aveva visto tessuti e telai coperti dal fango ed aveva perso tutto. Sono le lacrime che raccogli a renderti un po' più giornalista e più consapevole.

Oggi,  ottobre 2013 e sono vent'anni dopo, sento dalla Tv mentre scrivo che per le forti piogge recenti ora chiamate "bombe d'acqua"un padre in auto con il figlio di sei anni è stato travolto dalla furia di un torrente nel grossetano. Si è salvata solo la moglie.

Non ho mai approvato gli esborsi molto dispendiosi di Marta Vincenzi per lo studio  " Il Piano sul dissesto idrogeologico".  Consulenze molto molto costose, magari affidate agli amici degli amici, né - nonostante la mia intervista a lei, definita in ginocchio dal lettore Luciano Orlando di via Trento e che mi costò la sospensione dal Settimanale per un anno (è riportata nella pagina Religione dopo la recensione che riguarda l'allora direttore mons. Venturini) - ho mai condiviso della Marta quel suo atteggiarsi sussiegoso da laica davanti a Papa Ratzinger in visita ufficiale a Genova senza capire che lei era solo un'oscura personalità rispetto a quella ben più importante del Papa (ma si sa la sinistra è così... vedi Laura Bodrini, vedi Concita De Gregorio: sempre con la puzzetta sotto il naso. Vedi la Bindi che messa a capo della commissione antimafia e non è un nome condiviso dalle forze politiche rappresenta la consueta di occupazione di cariche e posti di potere della sinistra e poi la Bindi l'ammanta sotto il termine "bene comune" o "bisogna lavorare tutti uniti per il bene del Paese". Donne vergognosamente ipocrite!).

Che dire? Forse basterebbero piccoli espedienti e ne cito due da un altro mio  articolo sul Giornale del 18 ottobre 1992: di Giorgio Giorgi capogruppo Pds della Circoscrizione del Levante quando dice che per non far allagare i locali del Porticciolo di Nervi sarebbero bastate delle griglie di deflusso collocate in punti strategici e di Luigi Costa consigliere missino, che non è più, sul fatto che si pagava l'imprevidenza di anni di governo che avevano fatto spopolare la collina. Altroché gli studi milionari commissionati dalla Vincenzi.

 

Vittorio Malacalza,

imprenditore bobbiese di talento

Una prova di più dell'incompetenza della nostra classe politica viene anche dall'articolo qui sotto riportato che riguarda la storia di un imprenditore di talento, un bobbiese che ha studiato a Genova e a Genova si è posizionato con successo per poi dover trasferire l'attività.

La nostra dirigenza politica di sinistra sempre mantenuta dal partito e da esso stipendiata, non ha la minima idea o capacità per capire cosa significa "fare impresa". Sta uccidendo servendosi di una magistratura politicizzata tutta la nostra dirigenza  idustriale, sta affamando molti operai che restano senza lavoro e tira dritto perché nulla le importa dei lavoratori salvo che nei pistolotti oratori e nei faldoni di tante pagine alla cui stesura mette tanto tempo utile a dirimere processi in attesa.

Metto qui solo la mia intervista a Malacalza benché l'articolo di Massimiliano Lussana sia molto più esaustivo sulla storia e i programmi dell'Impresa di Malacalza, ma Lussana continua a scrivere egregiamente sviscerando il mondo della nostra imprenditoria. Io smetto di scrivere e le scansioni di articoli inccastrati l'uno nell'altro nell'impaginazione sono difficili, perciò chiedo venia. 

Qui è importante la denuncia di questa ottusità della classe politica di sinistra e dei "professori" ragion per cui dopo Malcalza metto l'articolo su Archeologia Industriale perché è ciò cui ci ridurremo: un'arheologia diffusa nel presente e sostitutiva di ciò che dava lavoro, creava denaro e ci faceva apprezzare nel mondo per il nostro Saper fare.

La Petroleum Technical Company, nata in questa sede nel '68, per certificazione di prodotti petroliferi, è passata ad altre attività, dopo l'entrata nel settore dell'acqua ad alta pressione. Ora è leader in Italia  per le pulizie navali con pompe e pistoni ad alta pressione d'acqua. Ha brevettato l'unica macchina europea per il taglio a freddo del metallo con un getto d'acqua e abrasivo siliceo. Per questo sistema Sicurjet" è stata premiata nell'89 a fianco di colossi come la Fiat al Samoter di Verona. Inoltre ha messo a punto tutta un'attrezzatura per controllare le perdite di tubazioni, per operare interventi su canali e fognature, ed è stata premiata al "Set Pollution" della Fiera di Padova.

Con l'ultima Ditta che ha sede nella Fornace si esce dal campo di produzione tecnica per entrare nell'arredamento: è una fabbrica di divani...

 

  

XLCammeo: "Come s'impagina ai giornali,

cosa che potrebbe essere "arte" e spesso è mal fatta,

fin offensiva per argomenti e foto accostati"

Cesare Musso(un tubista): "La sigaretta" poesia per fumatori incorreggibili E di Nino Penco, un saldatore in Porto, poesia per la moglie Isa quando era in attesa: "La mia panciona"

XLII Cammeo: Le consulenze milionarie per Studi (agli amici degli amici) senza metterli in pratica (cosa più necessaria).

La puzzetta sotto il naso e l'occupazione di posti di potere

di certa Sinistra.

Vittorio Malacalza, un imprenditore bobbiese

di talento e successo:

"L'industria genovese manca di progetti e amore per il rischio".

 

Archeologia industriale Mostra e Convegno

al Museo-teatro della Commenda di Pré

La fabbrica di Divani con sede alla Vecchia Fornace è un milite ignoto nella mia memoria, quello per cui la condivisione è ancor maggiore. Non ritrovo l'articolo, però ho visto piangere il proprietario che aveva perso tutto: tessuti e telai coperti dal fango. Non ho dimenticato.

La fabbrica di divani alla Vecchia Fornace

Petroleum Technical Company (alla Vecchia Fornace)

Ditta Garelli per la produzione di articoli di acciaio inossidabile

per barche a vela

(insediata alla Vecchia Fornace)

Inserisco ora il San Colombano dello scultore Groppi che Vittorio Malacalza gli commissionò e donò all'Abbazia bobbiese del Santo in memoria dei suoi genitori.

A me piace molto per il movimento della figura come scossa dal vento di Dio quello che con la vocazione spinse il Santo irlandese a lasciare ragazzo la casa materna e la madre avendolo presentito si era coricata quella notte sulla soglia della sua camera per impedirgli di andarsene ma Colombano la scavalcò e seguì la chiamata.

C'è un canto greco citato nelle Poesie alla Madre di Luigi Santucci, edito Mursia nel 1969, e dono a me di mia madre quando aspettavo il mio secondogenito, un canto popolare che mi è molto caro  e dice: "Ch'io vada, dolce madre mia, dove vanno le rondini: le rondini per tornare e io per andarmene via".

E sempre in quel libro è contenuta la poesia di Kazumasa Nakagawa "Una mano sulla porta" che volli fosse letta per lei in morte: "quando sto zitto, arriva mia madre. Sta sola mia madre nella stanza di là e io solo e zitto nella stanza di qua. Mia madre si alza e arriva di quando in quando. Con una mano sulla porta cerca di leggere il mio cuore...Dopo aver scambiato con me due o tre parole, mia madre se ne va. E io penso a tutti gli uomini. Noi viviamo sostenendoci l'un l'altro. E' come reggerci colle mani sulle spalle di chi ci è accanto. Si ha bisogno perfino delle persone che danno fastidio. Chi sa se mia madre non pensa a questo quando viene e mi guarda con la mano appoggiata sulla porta." E vorrei anche dire a tante giovani mamme, le "sbaciucchione, le affettuosissime, quelle che chiamano il proprio bimbo 'il mio fidanzato', di ricordare sempre come sia facile conquistarsi a vita il cuore del proprio bambino, ma di ricordare che un giorno lui se ne andrà ed avrà - se fortunato!- un'altra donna nella sua vita e con cui starà molto più a lungo di quanto non sia rimasto con la mamma, perciò bisogna capisca fin da bambino che la donna che lo accompagnerà più a lungo sarà un'altra pur se potrà sempre ricordare con amore e affetto la madre che lo ha allevato e reso così com'è e che gli ha insegnato il rispetto degli altri, in particolare di quella donna che condividerà con lui gioie e dolori di una vita. 

Ripenso all'intervista a Malacalza e ad un particolare che non aveva senso inserire nell'articolo ma a me piacque molto. Mi disse: "Una volta ho sognato mia madre e mi ha dato dei numeri. Li ho giocato al lotto e ho vinto, non tanto, ma ho vinto". Coincidenza, un colpo di fortuna? E se solo avesse osato di più e avrebbe vinto di più? Non è questo il punto, ma l'incredibile certezza che di là c'è qualcumo che non cessa di amarci e di pensare a noi: è la comunione tra vivi e morti. E nella giornata dei defunti appena trascorsa il parroco di San Colombano, don Mario  Poggi, nell'officiare la Messa al Cimitero, ha ricordato che i Cimiteri sono  i luoghi della nostra memoria ed è per questo che alcuni oggi vorrebbero cancellarli come vorrebbero cancellare la memoria che è per tutti uno dei nostri beni più preziosi. Un'intensa omelia che purtroppo ha detto a braccio e che sarebbe stato bello invece poter avere scritta per poterla ridire o ricordare ai tanti presenti e ai tanti che non l'hanno ascoltata.

Ritrovo anche nel libro regalatomi da mia madre una cartolina che con mio marito le inviammo: Mère et enfant del 1881 di Renoir pittore da me molto amato e qui la inserisco.Insomma anche nell'onore ai propri genitori si fa quel che si può, però questa semplice cartolina per me ha un significato profondo per il momento in cui gliela mandai.

Genova come si può toccare con mano in questa breve rassegna, Genova "città rossa", zoccolo duro di un comunismo d'antan che si ripropone con nomi nuovi (Sel o altro) , ha empre messo in fuga le sue industrie e nel caso delle fabbriche dolciarie ha buttato via "gioielli di famiglia".

Ecco due Mostre in memoria: una del 20 settembre 1990 sui biscotti LU e SAIWA e i manifesti che li reclamizzavano, l'altra del dicembre 2006 sulla tradizione dociaria in Genova fitta di nomi importanti.

LU e SAIWA, i buoni biscotti: Manifesti

Arte dolciaria a Genova. I bei nomi:

Preti, Dufour, Elah, Saiwa, Klainguti, Panarello, Romanengo, Vedova Romanengo, Grondona, Rossignotti -  Il Cittadino 24 dicembre 2006

Storia dell'Ansaldo di Marco Doria , 1990.

Recensione non pubblicata, inviata al Giornale(Genova) cui collaboravo

13/2/90
Alla Convention dell'Ansaldo, organizzata a Firenze (1990), gli oltre 600 dirigenti venuti dalle sedi di Milano, Genova, Napoli, Monfalcone e dalle consociate estere, hanno ricevuto in dono un libro sulla storia dell'Ansaldo, edito da Franco Angeli.
L'accurata analisi sottolinea che l'esperienza dell'impresa genovese rispecchia la tipologia e le contraddizioni dello sviluppo economico e industriale italiano. E' una storia paradigmatica da un lato per il perdurare di debolezze strutturali come la mancanza di capitale e la dipendenza dall'estero per materie prime e tecnologie, dall'altro per il ruolo dello Stato in qualità di cliente "protettivo".
L'Ansaldo nasce nel 1852 per la costruzioe di una rete ferroviaria Genova-Torino, con diramazioni per il Lago Maggiore e per la frontiera Lombarda, di cui lo Stato sabaudo fu propugnatore. Muove i primi passi in uno stato dominato dalla figura di Cavour, campione del liberismo economico italiano. Poi si strasforma, diventando leader nel campo dell'industria pesante; raggiunge il massimo splendore durante le guerre coloniali e nella grande guerra quando viene chiamata "arsenale d'Italia". Segue il crollo degli anni venti.
Nel '33 lo Stato conscio dell'importanza sociale e strategica dell'impresa, giunge a controllarla direttamente attraveso l'Iri.
L'autore, Marco Doria, si ferma alla drastica ristrutturazione del '66 con la perdita del settore cantieristico. La storia tuttavia continua a denti stretti. Come sottolinea il prefatore, Alberto Mortara, negli anni settanta un piano lungimirante vorrebbe riunire sotto la sua leadership tutta l'industria nazionale per la fornitura d'impianti per produzione, trasporto e utilizzo dell'energia elettrica. Il piano è oggi in via di realizzazione, però con la compartecipazione del gruppo multinazionale Asea Brown Boveri.
L'autore, già borsista preso la Fondazione Einaudi e presso l'Istituto universitario europeo, si rammarica di aver dato poco spazio alla storia della classe operaia ansaldina, salvo che per il quinquennio 45/50, in cui fu protagonista di proposte alternative allo sviluppo.
Enumera anche le fonti consultate: libri di spicco come quello di Emanuele Gazzo per il centenario o quello sul periodo fascista di Paride Rugafiori: l'archivio storico Ansaldo, tra i cui Fondi spicca per eccezionalità quello Perrone con migliaia di documenti sull'impresa nel primo ventennio del Novecento: il Centro ligure di storia sociale e l'archivio storico della Cgil. Fonti di rilievo per un libro che fa rivivere la storia di una grande impresa genovese.
 

Avvertenza: perché inserisco qui questo testo? Poi è uscita nel 1994 la corposa  (nove volumi) Storia dell'Ansaldo a cura di Valerio Castronovo (Editori Laterza, 1994 , nel cui  I Volume  un capitolo è di nuovo a firma di Marco Doria e ha come titolo "Le strategie e l'evoluzione dell'Ansaldo").

Perché quella "primizia" della Convention l'ebbi subito in quanto mio marito, ing. Giovanni Ferrero, è stato nel 1971 a soli 34 anni, fino ad allora  il più giovane dirigente Ansaldo e nel '77 è stato anche il più giovane direttore a nemmno quarant'anni.

Collaboravo in quegli anni di nuovo al Giornale diretto da Luciano Basso e la inviai a Pippo Zerbini, il mio referente in quel momento però oggi so che se un articolo non passa le motivazioni sono tante e rileggendolo il mio mi sembra molto normale, una notizia come tante.

Mi preme qui sottolineare che martedì scorso ero a Tursi per l'inaugurazione dell'anno sociale della Dante Alighieri cosa che non mi perderei mai dato che per l'intelligenza del prof. De Nicola c'è sempre del nuovo da imparare anche se Dante è antico.

Alle 18.30 sotto in via Garibaldi ci fu tafferuglio: si scontavano il corteo dei Comitati del Centro storico che volevano essere ricevuti dal sindaco Doria per le loro giuste rimostranze sul degrado crescente e un corteo di anarchici. Dovendo tornare a casa in anticipo sulla fine della conferenza e quindi da sola ebbi un filo di paura. Scendendo dalla bella sala di rappresentanza di Tursi vidi gli operatori della Digos con i caschi blu schierati davanti all'ingresso ma rivolti all'altra parte della stretta via Gribaldi dove dei "rivoltosi" si erano infilati nell'androne del palazzo di fronte. Sentivo - e me ne stupii - voci di ragazze come gatti arrabbiati. Chiesi ad alcuni ufficiali se potevo uscire e avuto l'ok tagliai veloce verso la fermata del bus dove sembrava già un altro mondo.

Quando cercai la notizia sui giornali, la trovai sul Secolo XIX e l'edicolante mi disse: "Ormai ai cortei non tranquilli  dobbiamo abituarci". Mi sono sempre rimasti nella mente fin da bambina quelli dei portuali di un tempo con i ganci in mano in via XX Settembre e ne provo paura da allora.

Il giorno dopo ho letto di un altro corteo dei dipendenti AMT che accusavano Doria di non aver mantenuto le romesse.

A questo punto chiedo in modo del tutto retorico a Doria che mai lo saprà: "Sindaco che ti sei presentato dopo aver vinto con il pugno chiuso più che come un comunista d'antan dato che sei giovane come uno che vuole dare una sberla a ciò che non va, perché accampi scuse come Letta sui "miglioramenti" che già sono in atto e poi si vedranno pur se nessuno se ne accorge e anzi abbiamo la coscienza di sprofondare in un degrado cittadino sempre maggiore, sindaco perché non torni a fare lo storico? E ancora sei stato davvero così bravo o è stata la solita catena sinistra che ti ha permesso come storico di venire in luce? E ancora: perché ci fai quasi rimpiangere la Vincenzi che almeno aveva grandi idee come una Genova simile al Porto di Amburgo e quindi Gronda e Terzo valico e magari Tunnel per l'inceneritore sotto La Lanterna?"

Ricordo sindaci che sono rimasti bene nel nostro immaginario, anche se di sinistra perché ormai il centro sinistra è da tanto che si è attestato a Genova, da Cerofolini (un equilibrato genitluomo) a Campart con il quale la città sembrava un cantiere, si può ritrovare quella fiducia?  E ancora: un maggior estremismo cosa potrebbe riservarci perché quando ho visto Putti del Movimento cinque stelle che come prima comparsata in Tv durante il ballottaggio parlava di bruchi, mi è venuto un colpo. Resti a fare il biologo, il ricercatore, quello che fa per solito, non la politica. Non abbiamo bisogno.

 

Detto questo in questa mia pagina  inserirò anche un vecchio articolo sull'Ilva di cui si discusse in Consiglio di Circoscrizione a poi arrivò come un benefattore la famiglia Riva perché gli altri non sapevano che fare e inserirò un vecchio articolo sulla dismissione della Job con i problemi e le insinuazioni contro il padronato che sempre si affacciano quando bisogna chiuder bottega. Tutto questo però con una grande tristezza e preciso ancora che a quella Convention dell'Ansaldo a Firenze, anche occasione per tante mogli e qualche segretaria di andare con il vestitino delle feste a cicalare, non andai perché troppo impegnata con i figli in cammino, i miei maturati tutti a 18 anni (avendo iniziato la scuola a cinque anni, ma oggi da nonna non lo rifarei e distinguerei caso per caso e poi perché sottrarre l'infanzia ai nostri bimbi come diceva mio padre che aveva promesso la bicicletta per Natale ad uno dei miei figli se mi avesse convinta a non mandarlo a scuola anticipatamente)  e tutti i tre figli allora in cammino verso la laurea. Ma se sacrificava il marito ingegnere, sacrificava anche la moglie e lo dico in un'Italia che ha vissuto il bengodi di anni allegri come constata nel libro sulle donne partigiane un'antica comunista (v. pagina Donne, giornaliste, ciciucì-ciciuciò)

XXXIX Cammeo. Marco Doria: meglio storico o sindaco?

Cartind (ex Job): crisi o fine specutalitivo.

Settimanale cattolico 6 agosto 1987

Dopo la poesia d'amore per la sigaretta ecco la vertenza che investì la Cartind (ex Job) che faceva cartine da sigarette, esmplare per ciò che si continua a dire per le aziende quando vanno in crisi.

Rimarco anche che già nel 1987 il Settimanale cattolico diocesano diretto da mons. Giulio Venturini aveva ideato la Vita di Quartiere per esplorare i luoghi di comunità nella nostra Genova e di cui era delegato ad occuparsi per scriverne qualche giovane di buona volontà che vi abitava. Poi la rubrica fu copiata dal Secolo XIX e da tutti gli altri giornali e poi divenne Cronaca di Circoscrizone e poi ancora di Municipio: però le idee o si hanno o no e l'allora don Giulio dimostrò di averne in questo caso una vincente e aggregante verso i lettori

Organizazioni non profit (Onp) come aziende:

investiamo nel volontariato

CSN giugno 19994

Chi distrugge le nostre industrie e quindi il lavoro degli italiani, chi crea disoccupazione: toghe rosse distruttive!

Le due lettere al Giornale sopra riportate sono dell'ing. Roberto Lauro il 18 febbraio 2013 e la seconda di suo figlio Mario Lauro che come il padre ha lavorato a lungo nell'Industria ed è del 15 febbraio 2013. Era in corso se ricorderete la vertenza ILVA al suo apice "truculento" per i tanti lavoratori.

Inserisco ora un articolo del sociologo Francesco Alberoni sul Giornale in prima pagina ed è un messaggio di solidarietà agli imprenditori e più sotto metto un articolo che ho avuto la fortuna di scrivere sui giovani imprenditori augurando a tutti loro se hanno ancora voglia di osare di non arrendersi mai e tanta buona fortuna. I politici non sanno creare lavoro e devono incoraggiare e supportare chi ha queste qualità.

Intendo chiudere così questa pagina con la speranza di un futuro migliore per tanti giovani coraggiosi

Ma prima ricordo qui un mio articolo sul Settimanale cattolico del 29 gennaio  2002 che era cronaca di una conferenza al Centro Civico di Quarto da parte della professoressa Girdinio, poi preside all Facoltà di Ingegneria sui campi magnetici e su Radio Vaticana allora nell'occhio del ciclone. Girdinio con perizia e pazienza smontò tutte le fatascientifiche teorie su quanto fossero nocive le onde di quella radio,

ma denuncio una volta di più la protervia di certe  giurassiche sinistre contro tutto ciò che porta il nome di cattolico, di religione, di valori fondanti da sostituire con diritti civili che talvolta rassomigliano a diritti di morte per la sopravvivenza dell'umanità stessa: per la sua conservazione e  per la sua continuità.

Se avessi ritrovato l'articolo (e non donato e quindi non conservato) l'avrei inserito perché l'Industria del futuro si baserà su quelle autostrade della comunicazione che sono le comunicazioni nell'aria (dai cellulari ad Internet ai motori di ricerca e così via): noi siamo arretratissimi anche rispetto a Paesi dell'Est europeo o d'Oriente nell'uso di tali tecnologie.

Per questo motivo inserisco ora la tesi di laurea sui Nomadi telematici (osia sui problemi legatai alle nuove teconologie prendendo spunto dal ricovero a Torio di un aragazzino a seguito di questa video-dpendenza). La tesi è di Luisella Ferro e fa parte di una serie dedicata da me alle più belle tesi di laurea sul Corriere Mercantile.

Alberoni agli imprenditori Il Giornale 7 maggio 2012

in piena ondata suicidi e imprese che chiudono

Un sorriso per bimbi malati dai giovani imprenditori di Assolombarda Settimanale cattolico 28 dicembre 2003

Luisella Ferro I Nomadi telematici, tesi di laurea con il prof.  Rovati

Il Corriere Mercantile  18 novembre 1999

E mestieri che conoscono cambiamenti importanti e che vanno in crisi nel senso tradizionale.

Staglieno: in crisi il lavoro dei marmisti. Il Giornale 31 ottobre 1985

Il caso Ilva a rischio dismissione  prima dell'acquisto dei Riva:

ma come i magistrati dimenticano in fretta!

Settimanale cattolico 2 luglio 1992

Prima di tornare alle fabbriche di Nervi, in particolare a quelle alluvionate primi anni novanta, inserisco un articoletto sul caso Ilva di cui si discusse in u Consiglio di Cricoscrizione: l'Ilva prima dell'acquisto dei Riva che sembrò una benedizione, l'Ilva a rischio chiusura con operai che sarebbero rimasti senza lavoro. I magistrati giovani d'oggi lo sanno? Lo ricordano? Non sanno trovare una vi adi mediazione che avvii bonifica ambientale (da controllare che avvenga e sarebbe giusto compito di loro vigilanza) e salvi i posti di lavori e non criminalizzi che a quella grande fabbrica permise di continuare? L'Europa ci guarda ed altre acciaierie gongolano se cade quello che è stato un nostro primato industriale. Vergogna di occhiuti controllori insipienti, altroché orribili film di fantascianza con replicanti senza umanità che però impongono la loro legge! I pratica ti dicono: starai meglio nell'ambiente risanato ma ci vorrà tempo e intanto muori di fame!

Un aneddoto di vita vissuta all'Ansaldo:

l'ing. Mazzini e l'ing. Garibaldi

L'ing. Mazzini era responsabile dei motori elettrici a a Sampierdarena, l'ing. Garibaldi lavorava all'Università e cercava informazioni su quei motori.

Un giorno telefona all'ing. Mazzini e lui: "Pronto chi parla?"

"Sono Garibaldi"  

"Non faccia lo spiritoso"

"Ma no, sono proprio Garibaldi"

"Ma non mi prenda in giro"

"Le assicuro che mi chiamo Garibaldi" .

L'ing. Mazzini infuriato gli buttò giù la cornetta e all'ing. Garibaldi non restò che cercare da altri le informazioni che gli servivano.

Funzionari del Ministero dell'Industria  di Egitto 18 marzo 1919-

                       terzo seduto da destra Augusto Vignetta

                    padre di Lidia mia suocera e cugina di Silvio

 

      
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