16. INDICE GUIDE GENOVA
Maurizio Maggiani -Mi sono perso a Genova. Una Guida- Mostra al Ducale Settimanale cattolico 2 dicembre 2007
Foto Angelo Taumaturgo Cappella Gaslini e foto Palazzo San Giorgio da guardare a naso insù
Mauro Mariotti - Guida completa per visitare la città - 2009
Corinna Praga - Genova fuori le mura - Il Giornale 17 ottobre 2006
Deposizione di Valdieri Pestelli al Cimitero di San Giovanni Battista di Sestri Ponente Il Giornale 3 novembre 1985
A fianco foto mappa dei 34 cimiteri di Genova dal libro di Corinna Praga e foto viale pricipale del Cimitero di San Desiderio
Corinna Praga Trentaquattro Musei all'Aperto .- I cimiteri degli antichi comuni della Grande Genova (Erga, Genova 2013)
Quei fiori al cimitero per chi li mettiamo? La Trebbia 5 aprile 2012
Elsa Morante e Moravia, Dumas padre e Dumas figlio e la Dama delle camelie e il cimitero di Montmartre a Parigi
Il dolore che parla a Staglieno . Conferenza di Debora Colombo su E. D'Albertis Settimanale cattolico 11 marzo 1997
Paola Roncallo Besta, mia compagna di Liceo, già ottima professoressa d'inglese e in seguito guida turistica
Guide turistiche a Genova Corriere Mercantile 25 novembre 1998
La Cruna Genova per tutti noi- Guida per il turismo senza barriere- Il Cittadino 10 aprile 2005
I profumi dei Parchi di Nervi (inziativa La Cruna-Terre di Mare) Il Cittadino 13 maggio 2007
Zenazone in Second Life Il Cittadino 8 luglio 2007
Card Zenazone: Genova nelle tue mani Il Cittadino 28 gennaio 2007
Filippo Patané: 1) Mostra su Quarto Alto in cartoline d'epoca Settimanale cattolico 5 ottobre 2003;
2) Nervi in cento Foto d'epoca Settimanale cattolico 14 dicembre 20o3;
3)Copertina Mostra: Nervi- Ricordi Festival del Balletto, Foto d'epoca dei grandi alberghi Il Cittadino 6 maggio 2007
Incisione a bulino di Alberto Helios Gagliardo per nozze (1964)
Una città va sempre fatta conoscere nei suoi aspetti storici e nella sua modernità perché anche questa poi si fa storia. Ecco il perché di alcune "Guide". Inizio però da quella del tutto poetica e di viaggio personale in Genova di Maurizio Maggiani con le sue foto. La prima riguarda l'angelo taumaturgo che dalla Cappella sembra abracciare l'Ospedale di bambini, il Gaslini, la seconda foto della Genova da guardare a naso in sù è di Palazzo San Giorgio.
Genova, guida completa per visitare la città
di Mauro Mariotti
Agile e chiara, colta ma essenziale, aggettivi giusti a presentare Genova, guida completa per visitare la città di Mauro Mariotti (Edizioni Servizi Editoriali – Ligurpress). Una Guida moderna, dello stesso formato classico di quelle del Touring Club che hanno fatto scuola, però leggera da infilare in borsetta o nella tasca della giacca. Oltre alla chiarezza grafica indispensabile per una lettura fatta in piedi o camminando, la cultura imprescindibile per conoscere la Genova d’arte e storia.
Mariotti, docente di Botanica agraria (Biodiversità) e Geobotanica, esperto di decontaminazione dei suoli dai metalli pesanti, ha all’attivo un centinaio di pubblicazioni scientifiche ed altre a carattere divulgativo: a scrivere l’essenziale con risalto per ciò che più può interessare s’impara scrivendo, studiando tanto.
Una facilitazione alla consultazione veloce è la cartina, mobile e non graffata nella Guida. Grande la bellezza delle foto di Marino Carmelo, veri occhi aperti nelle pagine che invogliano a visitare. Cito la seconda, “Tramonto sul porto”, di una Lanterna stagliata sullo sfondo rosseggiante, poi al Museo del Risorgimento il ritratto di un pensoso, scettico Mazzini, a Palazzo Rosso la volta azzurra della Stanza della Primavera.
Per capire meglio il pregio della Guida gli Indici a fine libro, ben tre: il primo degli “Artisti” (tra cui gli architetti), circa 430; di seguito “I luoghi” ad iniziare da “Biblioteche e Archivi”, “Chiese, Cappelle, Santuari” che hanno custodito il sapere, poi le costruzioni connotative “Castelli, Fortificazioni, Mura, Porte e Torri”.
Interessante un capitoletto di otto voci sui locali tipici, in cui il turista, ma anche il genovese, scoprirà che al Klainguti con la fama di offrire il miglior caffé, si gusta un croissant, il Falstaff, per cui Giuseppe Verdi vergò il suo apprezzamento su un tovagliolo. Cosa rara anche da noi quasi come all’Est gustare un buon croissant da pasticceria franco-tedesca! Un’altra voce riguarda l’Acquasanta, i Bagni pubblici, a ricordarci proprietà di cura della pelle, note dal ‘700, con l’acqua sulfurea che vi sgorga da una sorgente.
Dopo questi due Indici quello consueto nei libri (Cenni storici, itinerari, ecc.) con alla fine il suggerimento di “Qualche Gita” sui colli a Levante e a Ponente. E’ nel Ponente, spigolando tra i particolari, che troviamo sull’altopiano del Penello vicino ad un rifugio nei pressi della Scaggia, “le neviere” della famiglia Pallavicino: buche circolari con cupola in pietra per conservare la neve compattata in ghiaccio quando non c’erano luce elettrica né frigoriferi. Il traffico dalle neviere fino al centro storico fino al 1870 si svolse a Soziglia, in Vico della Neve, poi all’Acquaverde e i “sorbetti” erano appannaggio dei ricchi.
La lettura mi ha richiamato due ricordi: uno riguarda la Chiesetta di S. Pancrazio (XIV secolo, tardo-barocca), data dal Cardinal Siri all’Ordine di Malta e dove il Cardinal Canestri benedisse nel 1993 le attività assistenziali dei Cavalieri per gli abitanti del Centro storico. La storia per le Colombiane fu rievocata in libro da Cesare Cattaneo Mallone che, quando la chiesa ebbe per il restauro la promessa di 300 milioni dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, con disarmante candore mi pregò di scrivere per sollecitare l’aiuto che erano già stati messi i ponteggi e, mentendo, lo scrissi.
Quindi, piccola lacuna, Aurelio Caminati è citato solo tra gli artisti presenti a Villa Croce, senza ricordare l’opera apprezzabile nell’atrio del Carlo Felice, nel colore blu-azzurro suggerito dalla moglie, che ne fece la fortuna.
Segnalo infine un unico refuso, Dagliotti per Dogliotti l’architetto Orazio che ha reso più bella la pavimentazione in Corso Italia inserendo mosaici “con vecchi simboli marinari e le losanghe delle antiche case genovesi”.
Maria Luisa Bressani
Zenazone in Second Life di Enrico Battilana e Davide Romanini
“Essere in Second Life nel 2007 è come aver realizzato il proprio sito Internet nel 1995, prima degli altri”. In queste parole è la nuova avventura di ZenaZone, Società da dieci anni specializzata in Siti Internet professionali ed integrati con Software gestionali, soluzioni di Hosting ed Housing, Portali tematici in particolare giornalistici e sportivi. L’hanno fondata due compagni di Liceo, Enrico Battilana e Davide Romanini dopo le rispettive lauree in Scienze Politiche e in Ingegneria. Su Second Life ora hanno costruito una Genova virtuale tridimensionale conservando i nomi a Corso Italia e Palazzo San Giorgio, inconfondibili per la città, nominando invece solo ‘borgo, grattacielo e porto vecchio’ i siti che si rifanno a Boccadasse, Corte e Porto Antico (http://secondlife.zenazone.it).
Second Life è un mondo virtuale creato nel 2003 dalla Linden Lab e oggi ha sette milioni di “abitanti”, di cui trecentomila italiani. “In SL vivi una seconda vita che nasce da relazioni e interazioni tra utenti reali - precisa Davide Romanini -. Il bello della piattaforma dei Linden, è che chiunque può aggiungervi qualcosa, non solo ricostruzioni di città vere o fantastiche che siano. Per quelle vere è innegabile l’interesse turistico; noi, appena finita la ‘nostra’ ricostruzione del Porto Antico organizzeremo anche gare di barche a vela virtuali nel mare davanti a Genova”. Un gioco questo offerto alla Community di ZenaZone (11mila persone) che già si confronta in “Vivere a Genova” (Chi se parla zeneize, Angolo del mugugno) o in “I genovesi rispondono” in cui si possono anche presentare proprie attività commerciali.
L’accesso a Second Life (www.secondlife.com) è gratuito e si presenta come un nuovo gioco virtuale ma – attenzione - la realtà virtuale si coniuga con l’economia reale. SL è una vetrina per tutti e ogni giorno gli utenti spendono quasi due milioni di dollari veri (convertiti in Linden dollars) per acquistare spazi espositivi, reclamizzare prodotti, visitare una Mostra... In marzo su SL sono stati transati undici milioni di dollari.
Su http://secondlife.zenazone.it/aiuto.html ci si iscrive per “giocare”, ma l’antica arte del gioco, che serve a far maturare l’individuo, filtra anche tanta Cultura: la Farnesina ha aperto su SL un Istituto Italiano di Cultura e ZenaZone, che ha portato Genova in SL, ha una tradizione culturale di portale turistico per la Provincia con segnalazione dei principali eventi e guida al patrimonio artistico cittadino corredato da foto e didascalie. La Card ZenaZone (http://card.zenazone.it/), gratuita, permette sconti in molti esercizi; ZenaZone è testata giornalistica on Line diretta da Gianluigi Corti, già presidente USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana).
Maria Luisa Bressani
Card Zenazone: Tutta Genova nelle tue mani
“ZenaZone: tutta Genova nelle tue mani” è una Card di sconto, gratuita, presentata venerdì 12 al pomeriggio a Berio Café con intento benefico: devolvere in parte il ricavato dell’incontro per un’offerta di solidarietà ad un orfanotrofio genovese.
Nella Comunity ZenaZone, già 1100 iscritti, c’è l’idea di amicizia, di scambi di opinioni, di offrire un’informazione culturale non settoriale ma su tutti gli eventi di Genova e Provincia. La Comunity è intesa come persone che condividono gli stessi interessi spaziando dalle problematiche della città agli eventi culturali o, per i più giovani, alla possibilità di giochi educativi e d’intelligenza. Si può iscriversi – iscrizione gratuita –, registrandosi in essa (portale www.zenazone.it); si avrà il diritto a ricevere la Newsletter con tutti gli appuntamenti offerti dai Comuni e dalla Provincia a residenti e turisti. Permette di partecipare, con cadenze programmate, ad incontri nei più bei locali della città per aperitivi, pause pranzo o cene come momenti di confronto e scambio di esperienze.
Perché la “Card ZenaZone 2007”? E’ uno strumento in più, offre (con sconti dal 5% al 10%) tante possibilità ed è stata ideata per raggiungere persone che abitualmente non vanno su Internet. Ha il patrocinio della Provincia, è sponsorizzata da Ced & Multiservice (società di consulenza fiscale sedi in Albaro e Pontedecimo e da Il Divaniere (sedi a Sturla e Sestri Ponente). E’ convenzionata con tutti i Musei (nella maggior parte dei Civici dà il 30% di sconto), con due Teatri (Politeama e La Tosse), con molti locali tipici di Genova e Provincia: Taggiôu, Cuîga, Maxela (antica Corona di Ferro), Vegio Caroggio, il Roma, Casa dei Capitani di Quinto, il Melograno di Bogliasco..., con lo stesso Berio Cafè per la prima colazione. Convenzionata a strutture di richiamo cittadino e turistico: Acquario e Bigo, impianti sportivi (Piscine Sciorba e Palestra Mandraccio). Ha sconti interessanti in negozi d’abbigliamento, oggetti/regalo...
La Società ZenaZone, costituita dieci anni fa da due compagni al Liceo, Enrico Battilana e Davide Romanini, dopo le rispettive lauree in Scienze Politiche e in Ingegneria, esordì attivando Siti internet professionali, integrati con Software gestionali, soluzioni di Hosting ed Housing, Portali tematici in particolare giornalistici e sportivi. Di Editing e Comunicazione si occupa Sara Moisello, dottore in legge. (La Card si ritira a ZenaZone Web Solutions & Ideas di via Montevideo 11/8, tel.010-8605630).
Maria Luisa Bressani
Questo mio Sito è già datato nel senso che alcuni articoli o segnalazioni appartengono ad un passato seppur recente. Però certe fonti d'informazione sono imprescindibili e da ricontrollare su Internet nei loro aggiornamenti.
Aggiungo ora dallo spunto d'aver inserito alla pagina "Arte e Tradizione" un paio di mie foto concernenti il Muretto con piastrelle d'artista del Porticciolo di Nervi e altre due sulla passeggiata a mare che lì inizia, foto che non vorrei fossro interpretate come "promozione artistica", aggiungo ora la testimonianza di un collezionista di cartoline e foto d'epoca, il nerviese Filippo Patané che considero anche un amico per aver scritto cronache della Circoscrizione IX Levante per 21 anni (dove Patané è stato consigliere di FI e anche per me giornalista in quel periodo un prezioso informatore).
Dopo le Guide alla Genova storica, aggiungo qui quella che mio cugino Sandro Bressani (gran sportivo e padre di Lorenzo lo skipper vincitore della Barcolana e in predicato più volte per l'Oscar della vela) amava di più quando veniva a Genova a trovarmi e non mancava di voler visitare la città. La trovava la più facile, la più comunicativa, la più chiara senza tanti fronzoli.
La Guida concepita per i disabili e per una città davvero accessibile a tutti è stata pubblicata dalla Cooperativa La Cruna nel 2005, ma l'idea veniva da Genova capitale della Cultura Europea nel 2004. A suo tempo l'ho recensita però preferisco ora inserire di seguito ad essa l'articolo mio Profumi dei Parchi che indica iniziative della stessa Cooperativa ai Parchi di Nervi e questo può darvi l'idea di ciò che vi si può incontrare venendo: insomma da parte mia è convinta promozione turistica. Ricordate che i 4 Parchi nerviesi con i 4 Musei sono chiamati la nostra Piccola Versailles.
I Profumi dei Parchi di Nervi
<<I profumi dei Parchi>> è alla terza tappa dal 10 al 12 maggio: protagoniste le rose di Villa Grimaldi a Nervi con possibilità di fruire anche della visita ai Musei dei Parchi nerviesi. Noti come la “piccola Versailles” ora hanno la marcia in più di Mostre di artisti contemporanei che li rendono vivi e attuali.
Terre di Mare, che ha organizzato l’iniziativa, mette a disposizione per le persone con problemi di mobilità il noleggio di scooter elettrici a quattro ruote con cui potranno spostarsi liberamente. Nel cuore delle tre giornate, il venerdì, sarà possibile partecipare ad una Visita Guidata da ASTER al Roseto e nel pomeriggio ad un’altra Visita Guidata nei Musei.
E’ il terzo appuntamento dedicato alla disabilità; il primo si è svolto a Villa Pallavicini di Pegli dal 15 al 17 marzo quando le camelie erano in fiore e con possibilità di apprezzare il Museo di Archeologia Ligure; il 28 aprile è stata organizzata la Festa di Primavera a Villa Serra di Comago dove ci sarà ancora una visita per la fioritura delle ortensie dal 7 al 9 giugno.
Terre di mare ha uno Sportello Informativo a Palazzo Ducale e un Portale Informativo sulle opportunità turistiche accessibili ai disabili, Terredimare.it, progettato dalla Cooperativa Sociale La Cruna, che è attiva dal 1997, con presidente Ugo Invernizzi e che conta 73 dipendenti di cui il 30% disabili.
In questi dieci anni La Cruna ha collaborato con le Circoscrizioni: con l’VIII per Punto Informativo Handicap, cui ha fatto seguito Informa Handicap Liguria, una guida, una grande banca-dati a livello regionale, suddivisa in categorie, dalla salute ai servizi socio-assistenziali, Inail, scuola e formazione, lavoro, economia, fisco, trasporti, problemi relativi alle barriere architettoniche.
Nella capacità professionale si riconosce il più efficace strumento di promozione politica dell’integrazione lavorativa delle persone disabili, perciò La Cruna ha avviato per la Regione Liguria il progetto Usare Internet Liguria con corsi d’informatica individuali per persone con disabilità (fisica, psichica o sensoriale): 220 corsi di 20 ore ciascuno nelle sedi di Genova, Imperia, Savona, Chiavari e La Spezia (usareinternet@lacruna.com).Con la IV Circoscrizione Val Bisagno e con il sostengo della Fondazione Fabrizio De Andrè nel 2005 ha avviato un Corso di Giornalismo on-line. E poiché le idee hanno bisogno di esser rese visibili prima di Natale ha organizzato “Vignette in Mostra” a Palazzo Ducale, una rassegna dei più famosi vignettisti italiani sul tema del disabile. Nell’occasione l’assessore Claudio Montaldo ha sottoscritto la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, promulgata dall’ONU il 26 agosto 2006: è stato un passo importante nel mondo come sul piano locale è stata importante la “Guida Genova per tutti noi”, edita nel 2005, per il turismo senza barriere.
(www.spaziliberi.it, www.terredimare.it; tel. 010.542098)
Maria Luisa Bressani
Genova fuori le Mura di Corinna Praga
Maurizio Maggiani Mi sono perso a Genova.
Una Guida.
Come Corinna Praga ha sempre praticato ogni strada, ogni sentiero di cui ha parlato, percorrendelo a piedi e studiandolo, allo stesso modo una mia compagna di Liceo al D'Oria, Paola Roncallo moglie di Carlo Besta, un altro caro e intelligente compagno di Liceo che non è più e con cui sentivo una particolare affinità perché triestino come me, così Paola ha sentito ad un certo punto della sua esistenza l'esigenza di diventare guida turistica dopo esser stata professoressa di ruolo per l'insegnamento dell'inglese e molto preparata. E' stato un atto d'amore verso le bellezze e la storia della nostra città e della nostra riviera, e non solo: quasi un atto di beneficenza verso quei tanti turisti che vengono da noi e si trovavano per le spiegazioni persone che non sapevano spiccicare una parola del loro idioma.
A me capitò in un viaggio nei dintorni di Roma, a villa Adriana, una volta che avevo accompagnato con i tre figli bambini mio marito che si recava a Roma per un breve viaggio di lavoro: volevamo infatti come genitori iniziare ad erudirli sulle bellezze della nostra Italia.
A Villa Adriana il più piccolo dei miei figli rimase sul pullman turistico che avevamo preso perché addormentato e quindi con custode l'autista che si era reso disponibile a dargli un'occhiata. Con gli altri due bimbi davanti al tempietto nell'acqua sentii dire dal nostro cicerone. "Qui è il luogo dove l'imperatore Adriano 'dettava' alla segretaria sulle sue ginocchia". Al mio fianco c'era un signore inglese con famiglia e a queste parole dato che avevamo scambiato qualche frase, mi chiese cosa avesse detto il cicerone ed io un po' imbarazzata : "Sorry sorry, I don't unterstand" (non ho capito)...".
E' davvero meglio se gente di cultura imprende a fare anche la guida e a Bobbio è capitato ad alcuni dei miei migliori amici: penso alla signora Luisa Fontana, penso al giornalista Gigi Bertacchi di cui ho potuto apprezzare l'ottima competenza nella sua spiegazione dell'Abbazia di San Colombano a Soci dell'Accademia di Scienze e Lettere venuti da Genova per visitarla e allora su inziativa del loro presidente ing. Enrico Marchi e del segretario Gio Paolo Peloso.
Ora presidente dell'Accademia è un'altra mia compagna di Liceo, Paola Massa, e non è un caso perché la nostra insegnante al ginnasio Gina De Benedetti sosteneva che con noi aveva ritrovato una classe culturalmente preparata come lo erano i liceali di prima della distruzione della guerra, ma da allora c'erano voluti quasi vent'anni.
Gran soddisfazione per le mie cronache aver potuto riportare parole della compagna di Liceo Paola Roncallo perché quando posso condividere con il lettore qualcosa di veramente mio sono al massimo della felicità, in fondo siamo qui e abilitati a parlarne bene solo delle cose che conosciamo, non è egocentrismo, è che solo questo sappiamo con qualche certezza.
Non solo, pur se a suo tempo l'ho recensito (ma questa ricerca sta diventando come una mia caccia al tesoro di date e articoli), però mi piace ricordare un altro mio compagno di Liceo che ingegnere andò nella Silicon Valley, tornò come docente alla Facoltà d'ingegneria. Quando all'università lo incontrai con mio figlio Cesare che doveva sostenere l'esame con lui ed eravamo in macchina e mio figlio disinvoltamente abbassò il finestrino per dirgli che gli sarebbe andato bene sostenere l'esame in non so che giorno chiedendogli se andava bene anche per lui, io sbiancai per quella che secondo me era una tremenda maleducazione di tempi moderni e mi tirai su con la testa sotto il tettuccio dell'auto in modo che Paolo non mi riconoscesse.
Qualche anno dopo ad un pranzo di classe da Antognetti organizzato in Svizzera dove si era trasferito a lavorare gli accennai a quell'episodio e mi chiese: "Scusa quanto ho dato a tuo figlio?" "28 o 26", risposi (28 è la conferma di mio figlio nel ricordagli quell'episodio) e Paolo si rilassò con un sorriso, aveva temuto che la mia fosse una qualche reprimenda di madre indignata.
Il libro, scritto da Paolo Antognetti e che ho molto apprezzato, s'intitola: "L'arte di vivere a lungo (per ringiovanire, per non invecchiare, per vivere meglio)", Edizioni Mediterranee, 1996. Paolo era figlio di medico e si era anche appassionato a come offrire una sana cucina, tanto che so aver lui aperto un tempo in Genova una tavola calda. (A ne del libro era piaciuta in particolare un poesia, magari in futuro completo o ritrovo la recensione. Anzi, per ora avendo ritrovato il libro, la poesia era una canzone popolare islandese: "Prenditi il tempo per lavorare/è il premio del successo/prenditi il tempo per riflettere/è la base della forza/...prenditi il tempo per sognare/è la strada che porta alle stelle/, prenditi il tempo per essere contento/ è la musica dell'anima".
Filippo Patané: 1) Mostra su Quarto Alto, 2)Nervi, 100 cartoline d'epoca;
Copertina Mostra "Nervi ricordi Festival del Balletto e Foto d'Epoca dei grandi Alberghi"; Copertina "Nervi passeggiata in cartolina"
scritto con Pier Luigi Gardella
La firma in questo articolo del 5 ottobre 2003 sul Settimanale cattolico era a fine pagina con la sigla: "Testi di Maria Luisa Bressani" in quanto tutta la paginata era di pezzi miei: si vede che in quel periodo al Settimanale andavo forte, cioé ero apprezzata.
Inserisco qui perché è il mio Sito e perché proprio non l'avevo riconosciuto la foto dell'Hotle Vittoria dove avvenne il ricevimeto di nozze del mio matrimonio. Avevo 21 anni, era il 4/04/1964. In quell'Hotel quando già con mio marito eravamo partiti per il viaggio di nozze e il rinfresco continuava mio zio Gero fratello minore di mio padre, lo zio giovane allora di 48 anni, morì d'infarto e per delicatezza di sua moglie, zia Bruna, ne fui informata solo al ritorno dal viaggio. Gioie e dolori: sarà per questo che ho rimosso quell'immagine e mi ritorna con malinconica nostalgia per questa ricerca.
Trovo nel libretto di Patané la didascalia per la Mostra (e forse non immagina quanto bene ha fatto ai tanti e anche a me in questo caso con le sue informazioni e la sua opera di collezionista): "L'Hotel Vittoria è aperto nel 1873 con il nome di "Grand Hotel Orientale" e solo dopo qualche anno prende il nome di Vittoria. Il proprietario è Antonio Ceruti, l'ultimo garibaldino superstite della spedizione del 1860, per oltre sessant'anni figura di primo piano nell'industria alberghiera nerviese.
Seguirono molti ampliamenti nella struttura dell'albergo, fino a renderlo il più grande di Nervi, togliendo il primato all'Eden. Ora è una villa o un condominio (non so).
Ma poiché qui mi è venuto di ricordare il mio matrimonio inserisco la copertina della partecipazione ad opera del mio maestro di pittura Alberto Helios Gagliardo di cui sono quadri esposti stabilmente alla GAM di Nervi e che modificava il quadro classico cambiando la forma delle chiome degli alberi quando appunto gli chiedevano un'incisione a bulino per una partecipazione.
Segreti, storie e passioni di Genova fuori le mura
Una guida Speciale
«Genova fuori le Mura di Corinna Praga» (Guide dei Fratelli Frilli), un libro così per conoscere la città non c'era. Arriva per gli 80 anni della costituzione della Grande Genova, cui furono annessi comuni nel 1874 e nel 1926. Corinna descrive tutti i «paesi nella città», le piccole frazioni, fuori dalle secentesche Mura Nuove, inglobate nell'annessione. Ai nuclei dell' interno e fuori dalle cinte più antiche; i più difficili da riconoscere, vent'anni fa ha dedicato Andar per creuse e più tardi Andar per creuse e qualcosa di più.
Nelle «Notizie utili» del primo capitolo della nuova ricerca, riguardo l'annessione compare la sottolineatura «volenti e nolenti», seguita dalla precisazione: «gli abitanti rimpiangono e in alcuni casi rivendicano l'indipendenza di un tempo, forti di tradizioni e usanze legate alla loro specificità. "Andammo a Zena" dicono ancora molti, Ponentini o Levantini, Bisagnini o Polceveraschi quando si recano in centro». Un'osservazione così vera che negli ultimi anni Nervi e Sant'Ilario si sono infiammate chiedendo autonomia, ma Corinna non ripercorre il passato con vis polemica, vuole rintracciare come si costituirono questi abitati per ridarci la loro anima.
Corinna (di mamma nata a Fiume) scrive come fa lo strudel, «doc» ma personalizzato: usa la tradizione come una pasta lavorata a mani calde, i genovesi come gli ingredienti - renette, pinoli, uva passita - accesi e prosciugati da sole e vento di Liguria.
Il suo pregio come autrice (ha all'attivo un decina di ricerche su città e circondario montano: Sulle tracce della Via del Sale, Creuse in Albaro, La Via della Carta, A piedi al Santuario della Guardia ... , ha nel cassetto due testi pronti) nasce da motivi specifici: la «militanza» (e quindi formazione) nel Cai e in Italia Nostra, la passione d'insegnante molto amata dai suoi allievi che accompagnava lungo questi itinerari genovesi per spiegare geografia e storia dal vivo. Motivo ancor più essenziale l'aver sempre verificato: con i piedi percorrendo i luoghi, con l'emozione guardando, e con il cervello riflettendo sulle notizie «percorse» attraverso Archivi e Biblioteche. Sue fonti gli autori latini (Tacito, Plutarco, Strabone nelle cui pagine è l'indicazione di antiche vie) e altri più vicini nel tempo: pellegrini medievali, commercianti dall'Europa verso il nostro mare, autori di diari di viaggio d'età moderna. Indubitabile il suo primo consiglio: «lasciate a casa l'auto!». Quanto alle piantine topografiche che qualche precisino si scandalizza di non trovare nel libro, Corinna risponde: «basta il Tuttocittà che non rispetta le proporzioni delle strade ma le indica». E basta se c'è lei a far da guida, pagina per pagina, luogo per luogo. Ogni scheda è accompagnata dall'indicazione del mezzo pubblico per arrivarci e la pubblica amministrazione potrebbe assumerla come pubblicitaria del Trasporto, perché al contrario dei mugugnoni su ritardi e disservizi, lei sottolinea: «Genova è ricca di mezzi assai vari, ascensori, funicolari, bus e treni che offrono un comodo servizio e, durante il viaggio permettono un'osservazione serena di quanto sta attorno».
Con i suoi occhi è un modo diverso di apprezzare queste duecento pagine, dal Ponente al Levante, con le valli Polcevera, Bisagno e le confluenti, tutte descritte area per area, borgo per borgo. Preziosi i suggerimenti: «potrei ricordare che da Crevari, finite le foschie estive e cadute tutte le foglie, la vista sul golfo è più bella che mai»; «non salite a Pomà nel mese di luglio la stagione dei tremendi tafani che stazionano nell'acquitrino del rio omonimo».
A Pomà minuscola località, in fondo alla valle ai piedi di Monte Fasce e dove non arrivano mezzi pubblici, è dedicata la 79ª
e ultima scheda. Come per tutte le altre menzionate parte dalla ricerca del, toponìmo. In questo caso lo definisce enigmatico, proponendo l'ipotesi da «post-mar» per la radice «mar» che indica la palude.
Il significato «dopo la palude» sarebbe confermato nel toponìmo di Premanico, da prae-maricus, «prima della palude». Delle abitazioni di Pomà dice che «si sentono» prima di vederle, sono infatti cani, galli e i richiami di altri animali a dare il benvenuto al visitatore: Il sentiero Pomà arriva ai giardini sotto i castagni secolari dove la famiglia dei Giustiniani dedicò a San Desiderio un'edicola e prosegue fino alla cappella di Sant'Alberto Eremita. A questi, patrono di Sestri Ponente, è dedicata la Scheda VII ad inizio libro e Corinna si addentra negli intrecci di itinerari (la cappella era un punto d'appoggio per quanti salivano ai Piani di Fasce per proseguire verso la Fontanabuona), di vite di Santi (Desiderio era un contadino della valle Sturla che nel IV secolo divenne Vescovo di Langres in Borgogna, Alberto morì nel 1180 a Sestri dove era nato). Per chi desidera comprare il libro e si sta chiedendo «come inizia?», la risposta è: da Sampierdarena «dove c'era una grande spiaggia con una "cella" dei pescatori e una chiesetta per il loro patrono San Pietro».
Con il toponimo «De Sancto Petro de Arena» la spiaggia ebbe fama dopo la traslazione delle ceneri di Sant'Agostino dalla Sardegna a Pavia.
Tante foto nel libro (alcune poesia dello sguardo, anche se Corinna non è contenta della resa a stampa: rimpicciolite, in bianco e nero ... ; ma alcune a colori sembrano quadri). La prefazione del libro è di Franca Guelfi (direttrice delle Guide di italia Nostra) che ha presentato il libro alla Libreria del Porto Antico: erano in 150 a festeggiare l'autrice e Andrea Guglielmino, il direttore, ha dovuto chiedere sedie a tutti i locali vicini
Alberto Helios Gagliardo: incisione al bulino 4 aprile 1964
Corinna Praga: I cimiteri
San Giovanni Battista di Sestri Ponente: Deposizione di Valdieri Pestelli -
- Il Giornale 3 novembre 1985
Da ottima guida Corinna non ci ha aiutato a capire solo la città dei vivi ma ci porta con questo suo libro in un pellegrinaggio nella città dei morti facendo però comprendere una vlta di più come si sono formati i quartieri genovesi e quali persone vi abitavano.
Prima però di presentare il suo libro inserisco l'immagine di un monumento funebre dello scultore Valdieri Pestelli nel cimitero di San Giovanni Battista a Sestri Ponente.
In quarta di copertina dell'ultima fatica di Corinna Praga Trentaquattro Musei all'aperto-I cimiteri negli antichi comuni della Grande Genova, l'autrice è così presentata: "Insegnante di Lettere nella scuola media inferiore e superiore (1954/'90), ricercatrice e scrittrice per l'antica viabilità nel Genovesato, da "30" anni attiva presso Italia Nostra, da "18" membro permanente nella Commissione Toponomastica del Comune di Genova.
Corinna, 85 anni, i suoi percorsi per verificarli li ha fatti tutti a piedi. Di libri suoi, sempre in quarta di copertina: La via del sale dal porto di Genova alla valle del Vobbia, Andar per creuse, Storie di Nomi nella Storia, Genova fuori le mura, A proposito di antica viabilità genovese.
Non è citato un altro libro, a lei molto caro, ma che schiva di natura non reclamizza riguardando in parte la sua storia di famiglia: Tempo dell'altro ieri-Anni di guerra in Liguria (I Tascabili-Frilli). Mi è rimasto impresso quando ad inizio guerra al primo cannoneggiamento dal porto su Genova in una domenica di febbraio muore una sua compagnetta di scuola "la Veggi" spesso assente per una noiosa forma di tonsillite. All'ingresso in aula sembra quasi naturale non ci sia finché l'insegnante comunica che la bimba "era tra quelli che c'erano rimasti" e non verrà più. E Corinna: "Mi avevano insegnato che la pancia delle donne difende una nuova vita. La casa della Veggi (distrutta nel bombardamento) non l'aveva difesa e nemmeno la sua mamma aveva potuto salvarla".
Un grande pregio è questa scrittura essenziale che alla presentazione del libro sui cimiteri a Palazzo Ducale all'Isituto di Storia Patria il professor Alberto Beniscelli presidente ad Italia Nostra ha definito "piana, di servizio ma condotta come in punta di piedi per non disturbare la pace di chi vi riposa". E' un tratto caratteristico di Corinna: scrive sorvegliata come sulla soglia, però ogni volta ci dà tutte le informazioni essenziali, non solo dietro l'apparenza di normalità quiete sdrammatizzazione, si sente pulsare un gran cuore di donna. Forse per questo il suo strudel di cui una volta me ne portò uno a casa, a Nervi, è davvero così speciale (la sua famiglia viene dalle mie terre dove lo strudel lo si sa ancora a fare ed il segreto è nella sfoglia da tirare sottile quasi trasparente, per cui Corinna usa farina Manitoba che la rende morbida ma consistente).
Sul libro dei cimiteri valgono due considerazioni.
La prima di Elena Fiorini, assessore Legalità e Diritti del Comune, che ha firmato la prefazione. Dopo aver ricordato i Comuni annessi alla Grande Genova, sei nel 1874 e 19 nel 1926, fa notare che il cimitero a fianco della Chiesa li caratterizzava, mentre in nessun "villaggio" di recente formazione, per quanto organizzato e con vari tipi di servizi, questo vi è previsto. Vi si prevedono "segmenti di esistenza tenuta lontana da problemi, pensieri profondi e riflessioni sulla morte".
La seconda osservazione, che concorda approfondendo, viene dall'introduzione di Franca Guelfi (Probiviri di Italia Nostra): "L'edilizia che ha aggredito il territorio a corona del centro storico di Genova ha creato nuovi quartieri anonimi, estranei alla realtà territoriale esistente".
Sul concetto -sentito come imprescindibile- torna Corinna in apertura di libro. Per lei Staglieno era specchio della nuova società genovese arricchita con il commercio legato al porto e che voleva "eternare" il proprio stato. Non a caso cita alla prima nota Catainin Campodonico la donna che vendeva nocciole e canestrelli per poter avere in morte una statua, a grandezza naturale, da Lorenzo Orengo.
Puntualizza ancora che la "globalizzazione" è arrivata anche a Staglieno e molto vi ha contribuito la cremazione nel senso di rendere i morti tutti uguali proprio come in vita ci si ritrova "tutti uguali, con parole uguali, mete ugauli, desideri uguali". Quel poco che resta di originalità di "nicchia" del carattere e del vivere dei genovesi si ritrova di più nei piccoli cimiteri e se non è "ricchezza e nemmeno arte, questi sono però custodi di costumi e tradizioni".
Anzi Corinna ci offre una considerazione più penetrante: meglio offrire il ricordo di sé o dei propri cari per dare il nome ad una via. I nomi delle strade sono sulle bocche ti tutti, oggi come domani. E mi viene in monte, pur se non ne ricordo il cognome, un giovane compagno pugliese alla Scuola della Comunicazioni Sociali dell'Università Cattolica. Aveva un'ambizione: il suo nome in Bari sulla targa di una via con scritto a fianco solo "giornalista".
La seconda nota, dopo quella di Catainin, è dedicata a Giulio Cesare Drago, in gioventù mancato suicida, che nel 1877 quando appunto crescevano i suicidi (come nella disperazione attuale), attuati con lanci dai ponti, con i propri soldi ma sotto falsa identità fece innalzare alte protezioni al Ponte di Carignano e al Ponte Monumentale. Quando il Comune lo individuò gli fece erigere sulla tomba una statua, in atto di gran sofferenza, dello scultore Augusto Rivalta.
Il libro di Corinna è una miniera di notizie, molte anche sui Santi, cui sono dedicati alcuni cimiteri da San Desiderio a San Giovanni Battista di Sestri Ponente. E su questo ho voluto inserire un mio lontano articolo sul Giornale nel 1985 con la bella "Deposizione" di Valdiero Pestelli, scultore cui mi avevano indirizzato i marmisti di Staglieno (v. pagina "Industria" con titolo "In crisi il lavoro di marmisti").
Alla presentazione al Ducale Corinna si è addentrata solo nella questione dei due cimiteri del Comune in San Pier D'Arena: La Castagna, Gli Angeli. Perché due in un quartiere?
Racconta: "Il borgo marinaro della Cella apparve appetibile per l'allestimento di impianti industriali in quanto non lontano dal porto di Genova e ben collegato con le grandi città di pianura. Fu notevole l'apporto dell'imprenditoria straniera e Sampierdarena ebbe il titolo di Manchester italiana". L'entrata in servizio del cimitero della Castagna è nel 1879, del 1908 è la vendita del Cimitero degli Angeli dal Comune di Genova a quello di San Pier d'Arena. Continuò ad esser considerato "estraneo" e utizzato da San Teodoro.
La ragione storica di due cimiteri risale al momento della grande peste del 1656/57 quando nella pandemia vi furono 45mila morti su 60mila. Molti di questi morti venivano trasportati dai monatti dal più grande lazzaretto cittadino della Chiappella, vicino alle Mura Nuove, passando attraverso porta degli Angeli.
Oggi il sestiere di San Teodoro è unito a Sampierdarena nel municipio di Genova Cetro-Ovest, ma -come dice Corinna- ciò vale "per i vivi. Per i morti non è così. La tradizione orale della vecchia differenza, delle tramandate storie di emarginazione è ancora viva nei Sampierdarenesi, molti dei quali rifiutano di esser portati ad affrontare l'eternità al cimitero degli Angeli".
Vorrei segnalare infine il pregio dei libri di Erga edizioni nella cui compagnia lo ha voluto l'editore Marco Merli. Cito un paio di altri titoli dal primo "Itinerari cicloturistici della provincia di Genova" a "Da Molare al Vajont" che racconta nel sessantesimo di questa tragedia altri quattro disastri associati a dighe e finisce con testimonianze di sopravvisuti del Vajont (in proposito vedi pagina "Terre 3 Trieste"). Gli altri quattro fatti luttuosi: Gleno (Bergamo 1923), Molare (Alessandria 1935), Fréjus (Costa Azzurra 1959) e Val di Stava (Trento 1985).
Maria Luisa Bressani
Dal libro inserisco la bella foto a destra perché ebbi modo di vistare quel cimitero in compagnia di Maria Rosa Rossetti, un'ottima consigliera di Municipio IX Levante che mi fece notare frane che minacciavano cappelle antiche ed altro ma poi ne scrissi solo in breve (a volte nei giornali si è sommersi da altre notizie)e ne ho tuttora rammarico. (V.Pagina 24 Nervi S.Ilario Quinto)
Quei fiori al cimitero per chi li mettiamo? La Trebbia 5 aprile 2012
Due parole di commento a quanto sopra: leggo in un articolo di qualche anno fa che la tomba di Elsa Morante versa in trascuratezza, di lei di cui ho citato questo esemplare racconto Il ladro di lumi, di lei che ne La storia ha scritto un'indimenticabile veglia di madre accanto al corpo del figlio morto, di lei che è stata moglie di Moravia ma evidentemente il marito troppo preso ad inseguire giovinezze in fiore si è dimenticato di far sì che lei avesse anche in morte la protezione e il riguardo dovuti. L'aveva sposata nel 1941, nel 1961 la lasciò per Dacia Maraini, e poi ebbe un'altra moglie tanto più giovane, di 34 anni piùgiovane: Elsa Morì nel 1985, lui nel 1990 quindi avrebbe dovuto far sì che lei avesse un trattamento decoroso assicurando cura della sua sepoltura nel tempo. Moravia non pensava alla morte? Non gliene importava niente dato che anche nel suo ultimo romanzo Lui ed io dialogo tra lo scrittore e il suo organo sessuale era evidente il suoi pensiero fosse focalizzato solo sui pensieri mondani: Moravia grande scrittore? Qualcuno l'ha pensato, specie le conserterie di critici letterari che come i politici sono sempre alla cerca d'alleanza con chi sembra il più forte, ma anche fosse così, resta un mediocrissimo uomo e tanto osannato da certa sinistra.
Prendo spunto da parole di Dario G.Martini quando sua moglie fu cremata secondo la sua volontà (v. Pagina Cinema e Fotografia, articolo sul Giornale 2009) il quale dice: "Sono arrabbiato per come trattano la gente quando muore. Basta affacciarsi sulla soglia dell'obitorio..."
Non solo ricordo parole dalla Lettera all'Autore di Robert Redeker riportata ad inizio di Non smetteremo di danzare di Giulio Meotti libro dedicatio ai martiri d'Israele e questi dice: "E in Francia l'antismitismo prende forma nella profanazione dei cimiteri, perché la morte con la ragione e il lavoro è ciò che definisce l'uomo e lo distingue dagli animali. Profanare le tombe è voler gettare l'uomo nell'animalità: la morte assime alla ragione e al lavoro è ciò che definisce l'uomo: soltanto l'uomo muore, gli animali decedono. Un uomo è un essere che ha diritto alla sepoltura come ben esprime la tragedia di Antigone".
Ho riportato queste parole ad indicare la serietà dell'argomento "morte" e della conseguente sepoltura e tornando a Moravia penso che una moglie non è tale solo per i venti anni in cui sei vissuto con lei, ma anche dopo per quello che avete condiviso al di là delle incomprensionni che vi portarono a scindere il vostro rapporto. Moravia considerato un grande padre delle nostre lettere ma appunto mediocre uomo.
Discorso generale: solo per rispetto del contesto della nostra vita, quella di tutti, bisogna pensare anche alla morte e magari progettare come era uso nelle persone perbene della buona borghesia di assicurare un luogo dignitoso per il riposo dei nostri corpi e poiché al marito spetta da sempre il compito di protezione della sua donna, pur chi ne cambia più d'una se con qualcuna ha vissuto per venti anni di questa, deve occuparsi anche in morte e con dignità di essere vivente, di uomo.
E mi sovviene del più romantico cimitero che mi sia capitato di vedere (oltre a quello di Bobbio appunto ma solo com'è stato immortalato in un filmato di Marco Bellocchio) cioè quello di Montmartre la cui apertura risale al primo gennaio 1825 e che finì per ospitare lunga serie di personalità francesi: scrittori, pitto, attori ecc. Tra i nomi che ricordo Alexandre Dumas, Théophile Gautier, Stendhal, Emile Zola ma chi visita questo cimitero riceve all'ingresso un dépliant con in ordine alfabetico tutti gli illustri che ivi riposano e come poterli rintracciare: anche questa è cura dei propri "beni" culturali, è promozione del turismo, è rispetto della memoria. Barbara Italia quante cose hai da imparare!
Mi colpì l'aver trovato la tomba della Dama delle Camelie, Alphonsine Du Plessis situata nella zona indicata con il numero "15.1" e che si trova tra Avenue Saint Charles e Chemin Saint Eloy, mentre quella di Dumas, che l'amò, è nella tomba di famiglia al n."21.3, ventunesimo posto" e molto lontana da Alphonsine.
Però su quella di Alphonsine qualcuno depone sempre rose, ogni giorno una nuova rosa.
Ricapitolo brevemente: La storia d'amore di Dumas con la Du Plessis fu tormentata e gli ispirò il romanzo che gli aprì le porte del successo nel 1848, il lavoro teatrale che ne ricavò ebbe grande successo nella rappresentazione del 1852 e aprì la strada alla commedia di costume. Successo che continuò nel tempo perché la storia fu ripresa da Verdi nella Traviata. Dumas fece un percorso di "espiazione" al suo amore tormentato dedicandosi alla posizione della donna nella società, trattando i problemi di adulterio, divorzio, ecc. Ma in morte restò separato da quel grande amore, se tale è stato: tombe separate. D'altra parte questo Alexandre Dumas è figlio di un padre di successo ( I tre Moschettiere, Vent'anni dopo, Il conte di Montecristo, La regina Margot, La collana della regina, ecc.), con il suo stesso nome e che lo aveva messo al mondo con una sartina riconoscendolo dopo, nel tempo: chissà quali ferite nell'anima del figlio...
Elsa Morante e Moravia; Dumas padre e Dumas figlio e la Dama delle camelie e il cimitero di Montmartre.
Paola Roncallo Besta mia compagna al liceo, professoressa d'inglese che scelse di diventare in seguito guida turistica
Il dolore che parla a Staglieno: conferenza di Debora Colombo